Pubblichiamo una recensione del libro di Stefano Palmisano “Di ambiente di salute, di diritti e di altre sciocchezze” di Emilio Gianicolo, che insieme a Maurizio Portaluri ne ha curato la prefazione.
Stefano Palmisano, con stile dotto e piacevole, ha raccolto alcuni suoi scritti su temi che spaziano dai diritti civili alla tutela del paesaggio, dall’ambiente alla salute pubblica. I suoi testi, pur nella varietà dei contenuti, hanno un filo che li attraversa e li congiunge. Un filo doppio e rosso. Il filo rosso di un intellettuale di sinistra che si ispira ai valori della costituzione repubblicana. Il filo doppio della giustizia e della scienza.
Da ricercatore, mi colpisce la fiducia di Stefano Palmisano nei fatti della scienza. Egli ha fiducia nella scienza, nonostante nel corso della sua carriera di avvocato abbia incrociato più volte scienziati che, in disprezzo della conoscenza e della verità, negavano fatti scientifici. Ha fiducia nella scienza, nonostante si sia dovuto confrontare con scienziati che costruivano in modo artificioso evidenze alternative. Ha fiducia nella scienza, nonostante gli scienziati! Palmisano esorta i ricercatori ad un’etica della scienza, di una scienza partigiana e “forza motrice della storia”. Una scienza che non solo deve essere di parte, dalla parte delle persone, ma deve potersi arricchire del rapporto e del sapere delle persone.
Ed è per questo che in uno dei suoi pezzi commenta l’esperienza di ricerca partecipata di Manfredonia, laddove i ricercatori scelgono di uscire dalla torre di avorio, per condividere con la cittadinanza-attiva metodi e linguaggi e ricavarne indicazioni necessarie allo svolgimento delle loro indagini. Nell’epoca dei social media, in un epoca in cui si fa opinione con fatti-alternativi, nell’epoca del post-fattuale, Stefano Palmisano critica con asprezza i moderni santoni con laurea maturata a colpi di likes e con durezza disapprova la tendenze di quei responsabili istituzionali che ignorano i fatti della scienza.
Se da un lato, infatti, prolificano i santoni da tastiera dall’altro lato vi sono cattivi esempi di mancato uso di dati scientifici da parte delle istituzioni che sono deputate a decidere in tema di ambiente e di salute. In questo senso un caso emblematico è rappresentato dall’ILVA di Taranto. A Taranto, nonostante diversi studi scientifici prodotti in modo indipendente concordino nell’attribuire all’acciaieria più grande d’Europa un detrimento della salute della popolazione, le istituzioni hanno agito ed agiscono in modo inconseguente. I presidenti di regione hanno attraversato tutto lo spettro di comportamenti che vanno da un’ipocrita commozione per gli appelli accorati di bambini e genitori ad agire per la salvaguardia della salute, alle grasse risate con gli stessi padroni del vapore contro cui bambini e genitori evidentemente si appellavano, passando per proposte di soluzioni tecnologiche di ambientalizzazione che non appaiono realizzabili e soprattutto non appaiono risolutive.
E se i governi nazionali del recente passato hanno emanato decreti per il mantenimento dello status quo, il nuovo che avanza non ha prospettato per la città che fu capitale della magna Grecia soluzioni degne di questo nome e rispettose della dignità di quelle persone.
Stefano Palmisano ci aiuta a tener viva la fiducia nei fatti della scienza, come baluardo contro le barbarie ma di questa attività del genere umano si deve far uso affinché salvaguardia e tutela della salute delle persone diventino anche fatti della storia.
Emilio Gianicolo
Mainz, 22 marzo 2018