di Vito Totire*
Una medicina ridotta ad un ruolo ancillare nei confronti del potere economico non serve a “tutti” ma a (i soliti) pochi… E poi la gaffe plateale: cosa c’entra PM (Philips Morris) con la “scienza medica” se non con la “scienza medica del capitale…”? Per la quarta volta Bologna accoglie una kermesse internazionale della scienza medica, ma di quale scienza?
Purtroppo non siamo più ai tempi della collana Medicina e potere diretta da Giulio Maccacaro e la capacità critica della medicina alternativa si è un po’ affievolita… ma cerchiamo di riprendere in mano il discorso.
La manifestazione appare una parata della armata industrial-farmaceutica (i nomi delle industrie si deducono dal programma) ed è in sostanza il festival della medicina del capitalismo mondiale. Nonostante la presenza e il contributo di decine di ricercatori che anelano spesso alla indipendenza e che auguriamo loro di mantenere e/o raggiungere.
Dal programma emerge una impostazione dei lavori focalizzata sulle ultime mirabolanti tecnologie terapeutiche; onnipotenza della medicina riparativa; una medicina che certamente tanto più attira, tanto più è convincente, quanto più fallisce, o peggio, si rinuncia alla prevenzione;
di prevenzione non si parla mai nel programma, forse si farà accenno al tema in qualche conferenza ma probabilmente con la constatazione e il rammarico (sincero o no vedremo in seguito) di chi ha perso l’autobus ma spera nella (immediata?) disponibilità dell’auto personale e di grossa cilindrata per rimontare lo svantaggio accumulato;
ora noi riteniamo che la ricerca scientifica sia essenziale ed irrinunciabile nella nostra società ma che occorra prendere alcune precauzioni:
- Non fare delle tecnologie un surrogato postumo della prevenzione
- Dominare le tecnologie e non esserne dominati
- Usarle per aumentare le occasioni di libertà e non per produrre nuovi strumenti di controllo biologico e sociale
- Affrontare la relazione tra primato della prevenzione e tentativo di onnipotenza terapeutica a posteriori
Quello che traspare dal festival della scienza è una fiducia aprioristica nella onnipotenza delle tecnologie che “casualmente” sono gestite da gruppi di potere economico che “non sempre” in grado di distinguere tra il profitto soggettivo e il bene collettivo;
traspaiono con grande evidenza ruolo e regia dell’industria farmaceutica e di altri gruppi privati;
molto defilato appare invece il ruolo delle istituzioni pubbliche sanitarie se non quando alleate su obiettivi comuni come quello dell’incremento parossistico dell’uso di massa dei vaccini (su cui ci sarebbe molto da discutere evitando invettive e guerre di religione);
certo qualche spazio viene riservato – ma pare solo coreografico, marginale se non asfittico – alla relazione tra medico e paziente; bisogna dedicare tempo, d’accordo; ma il rapporto di potere rischia di essere mascherato dalle chiacchiere della apparente partecipazione;
ma se questo festival si fosse attestato su quello che di fatto è senza strafare sarebbe stato meglio;
le tecnologie garantiranno la salute a tutti o garantiranno ancora più salute a pochi mentre lo stato di salute della grande maggioranza della popolazione mondiale continuerà a peggiorare a dispetto delle tecnologie esistenti ma non accessibili?
Non appare casuale che nel Festival non si parli mai di gradiente socio-economico nella realizzazione del diritto alla salute, non vediamo tra gi invitati studiosi come Michel Marmot, Giuseppe Costa, Di Vico, vale a dire quegli studiosi che hanno evidenziato come il miglioramento della salute della popolazione dipende da tante variabili tra le quali le tecnologie, pur utili e necessarie, hanno avuto un ruolo marginale;
discutibile è poi l’approccio proposto dal prof. Pietrini dell’IMT di Lucca al tema della sua conferenza di domenica; un approccio forse sfuocato dalle modalità di presentazione da parte dei media; ma ci pare che porre l’accento – per quel che riguarda la violenza sulle donne – sui disturbi psichiatrici degli aggressori e sull’abuso di alcool-sia un approccio che enfatizza aspetti marginali o secondari (certamente del tutto marginali dal punto di vista numerico e statistico) rispetto al dato principale – che pure Pietrini cita – che è quello socio-culturale di una cultura violenta e maschilista; abbiamo citato prima la collana Medicina e potere (ed. Feltrinelli) e pare dunque pertinente il richiamo a T. Scheff, Per infermità mentale… posizioni da rimeditare se non vogliamo scivolare su stereotipi pre-basagliani;
sostenere che la violenza contro le donne ha basi psicopatologiche è come dire che la ostilità e le violenze nei confronti degli immigrati sono frutto di “fobia” e che la politica nazifascista non ha responsabilità!
in verità – fuor di polemica – di questa kermesse dobbiamo ringraziare gli organizzatori sia perché contribuisce alla diffusione di informazioni scientifiche e sui progressi delle ricerche in ambito tecnologico (neuroimaging, cure palliative, immunoterapie, ritmi circadiani), sia perché ci fa conoscere le tendenze del mercato capitalistico della sanità; vengono in mente teorie del vecchio “movimento studentesco” quando questo ipotizzava l’uso parziale alternativo delle istituzioni; la neuroimaging sarà “al servizio del popolo” o servirà, come si sta già concretizzando, a controllare anche lo stato emotivo dei lavoratori irreggimentati in condizioni schiavistiche? ma questo festival rimane il contributo della medicina del capitale e non della medicina al servizio della collettività.
Si è tuttavia abbiamo voluto “strafare”: con la PM che, nientemeno, si intratterrà sul tema della ”sfida del XXI secolo contro i danni da fumo”; siamo all’assurdo; la PM ha prodotto merci che hanno concausato e concausano ancor oggi stragi in tutto il mondo e ci viene a parlare su come prevenirle;
per facilitare una discussione concreta sul “tabacco che non brucia” PM avrebbe una soluzione molto semplice: smettere di produrre e vendere le sigarette tradizionali; poi si potrebbe discutere più serenamente del cosiddetto “impatto sanitario potenzialmente ridotto”; formula “nuova” e inquietante che la PM sta cercando di introdurre nella comunità scientifica;
il danno viene descritto come “potenzialmente” ridotto, vale a dire che lo stesso produttore non è sicuro della riduzione né sa quantizzarla;
tuttavia una domanda: azzerare le sigarette, senza passare al “tabacco che non brucia” comporta una potenziale riduzione o un azzeramento dell’impatto sanitario?
Non capiamo che merce PM voglia produrre; quale la sua utilità sociale? Una sigaretta che non è una sigaretta ma un mezzo per esercitare la muscolatura labiale? Un oggetto transazionale per chi voglia tornare ogni giorno a riesercitare una sua regressione alla fase orale? Per questo hanno cementificato vari ettari di terreno a Crespellano???
Ci sorprende che “Genius Bononiae” abbia offerto un palco senza contraddittorio a PM anche se siamo grati di questa gaffe perché ci aiuta a comprendere meglio lo stile di lavoro e le finalità della organizzazione.
Per finire: nessun intento denigratorio; grazie anzi a tutti quelli che parteciperanno anche da certi loro “comizi” coglieremo informazioni utili; l’unico problema è: non neghiamo la contraddizione; quella in mostra è “una medicina”, ma anche un’altra medicina è possibile.
*AEA – Associazione Esposti amianto e rischi per la salute, Circolo “Chico Mendes”, Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria “F. Lorusso”