Civitavecchia è una città del Lazio, posta sulla costa a nord di Roma e presenta molte caratteristiche che la rendono simile a Brindisi. Anche in quella città il gruppo del dott. Forastiere (Dipartimento di Epidemiologia del Lazio) ha condotto uno studio, i cui risultati sono stati appena pubblicati da una prestigiosa rivista (https://oem.bmj.com/content/76/1/48.long).

Lo scopo del lavoro era quello di indagare gli effetti sulla mortalità associati a inquinamento da traffico urbano, da attività portuali e di origine industriale. Per quanto riguarda il ruolo dell’industria negli ultimi decenni sono state in funzione a Civitavecchia per periodi diversi una cementeria e ben tre centrali termoelettriche.

Il disegno dello studio

Per lo studio dell’esposizione da inquinamento industriale gli autori hanno considerato le emissione al 1988. Questo rappresenta un limite perché nel tempo le emissioni possono subire delle variazioni delle quali si deve tener conto. Tuttavia l’interesse dei ricercatori non è solo sulla quantità di sostanze emesse dalle industrie ma anche su come queste sostanze si distribuiscono sul territorio, il cosiddetto gradiente spaziale, che nel tempo, se non vi sono sconvolgimenti meteorologici, non subisce variazioni.

Tutti i residenti con più di 18 anni di età sono stati seguiti dal 1996 al 2013 e grazie ai dati dell’anagrafe comunale e del registro di mortalità del Lazio gli autori hanno potuto verificare eventuali decessi, loro cause e ruolo dell’occupazione e delle diverse sorgenti di inquinamento.

I risultati

I risultati mostrano un aumento dei rischi di mortalità cardiaca e tumorale per inquinamento di origine industriale (PM10). Inoltre, per esposizione a traffico, gli autori osservano un incremento di tumori a pancreas, pleura e reni. Oltre a ciò, un aumento della mortalità per malattie neurologiche si osserva tra i residenti nelle vicinanze del porto (NOx). Infine, i lavoratori del settore delle costruzioni presentano maggiori rischi di morire per tumore ai polmoni, anche tenendo conto della deprivazione socio-economiche e, quindi, indirettamente della eventuale maggiore abitudine al fumo rispetto ad altre categorie di lavoratori.

Questi risultati sono generalmente confrontabili con quanto già osservato in letteratura.

Uno dei maggiori pregi del lavoro è la capacità dei modelli implementati di comprendere l’effetto separato delle diverse componenti dell’inquinamento.

Cosa hanno detto su Brindisi

Lo stesso gruppo di ricerca, lo scorso ottobre, ha presentato nel corso del congresso dell’associazione italiana di epidemiologia tenutosi a Lecce, i risultati di uno studio simile condotto a Brindisi e nei comuni limitrofi (Carovigno, Cellino, Mesagne, San Pietro, San Vito e Torchiarolo) dal 2000 al 2013. Lo studio brindisino aveva evidenziato un aumento del rischio di tutte le forme tumorali considerate nel complesso, (+9%) ed in particolare per il tumore del polmone (+38%) e per il mieloma multiplo (+182%), per l’inquinamento prodotto dalle centrali termoelettriche. Gli autori del Dipartimenti di Epidemiologia del Lazio concludevano con l’invito alle autorità a implementare “misure preventive atte a tutelare la salute della popolazione” ed invitavano all’adozione “di migliori tecniche per il contenimento delle emissioni industriali” (https://www.salutepubblica.net/al-congresso-italiano-di-epidemiologia-si-parla-di-brindisi/).

Associazione Salute Pubblica

Brindisi, 13 dicembre 2018