Appello alla ragionevolezza: riduciamo inquinamento e feriti e azzeriamo la mortalità!
In casi “estremi” si è giunti al divieto generalizzato è successo in Piemonte nel gennaio 2018; divieto di accendere fuochi e di usare petardi; ma ogni persona ragionevole si chiede: dobbiamo sempre aspettare la condizione estrema ed agire con la solita logica del “giorno dopo”?
In un clima politico internazionale in cui il partito del carbone e dei combustibili fossili fare essere sempre più forte le comunità locali oscillano tra divieti temporanei, deroghe, sospiri di sollievo ad ogni folata di vento e manifestazioni di pessimismo ad ogni accenno di inversione termica; qualcosa di sistematico si comincia ad intravedere come il divieto di ardere legna in certi territori di pianura, sotto i 300 metri di altitudine; ma siamo, in generale al tira e molla improvvisato; pare peraltro contraddittorio (anche se oggi inevitabile) il pannicello caldo del blocco anche dei diesel 4 a quarant’anni dalle prime evidenze del potere cancerogeno dei fumi diesel!
Si tralascia in generale, con la solita dinamica, a livello territoriale, del vestito di Arlecchino, una misura che invece noi auspichiamo, suggeriamo da anni e riproponiamo oggi con forza:
evitare/vietare preventivamente fuochi artificiali, botti e roghi di ogni genere; certi scaffali di certi supermercati, anche non specializzati, sono pieni di botti; prevalentemente importati da paesi dell’est dove le condizioni di lavoro e di sicurezza sono certamente peggiori che nei paesi occidentali senza tacere dei morti anche in Italia per la produzione dei fuochi (ultimo un operaio di 19 anni ad Arnesano, Puglia, novembre 2018, regione in cui si è consumata la orrenda e rimossa strage di Modugno del 2015); abbiamo avviato un dibattito con antropologi e sociologi sul tema dei “fuochi”;
si tratta di un fenomeno sociale complesso dal significato non univoco, con origini storiche, religiose e votive; molto spesso però si tratta di simboli di violenza e sopraffazione come ci ricordano eventi di cronaca e fonti di letteratura; spesso i roghi evocano quelli medievali della condanna a morte delle “streghe”;
si tratta di un bagaglio di costumi da rivisitare criticamente e che non si può reiterare con i meccanismi della inconsapevole coazione a ripetere;
significativo per insipienza e capacità di rimozione il cosiddetto “rogo del vecchione” del capodanno a Bologna; si racconta che sarebbe una tradizione ma le fonti sono contraddittorie;
in verità non si tratta neppure di una tradizione risalente all’ottocento; quando si va ad approfondire, l’anno del primo evento apre un po’ incerto, ma risale certamente al periodo in cui il fascismo era già al potere; e come è evidente a tutti i fuochi nei periodi di dittatura non evocano certamente rituali propiziatori o votivi ma messaggi di aggressione e sopraffazione;
la domanda è: “possiamo permetterci” roghi (in verità si tratta di combustione abusiva di rifiuti) con l’aria che tira? O ci dobbiamo aspettare, eventualmente, un divieto all’ultimo minuto in concomitanza di una possibile condizione di inversione termica che ci eviterebbe questa inutile immissione in ambiente di ulteriori polveri sottili e altri prodotti della combustione grazie ad un rituale inventato e introdotto dai fascisti?
In verità abbiamo stima del lavoro dei “cantieri meticci” che curano quest’anno l’allestimento con materiali di recupero; ma quest’anno sarebbe un gesto di svolta e di prevenzione concludere il rito smontando il vecchione invece che bruciarlo!
Certo non saremo in piazza per il “rito tradizionale” e se il comune di Bologna insisterà sulla combustione abusiva di rifiuti in piazza dovremo consigliare ai presenti l’uso di doppi per le vie respiratorie!
Cosa proponiamo in sostanza:
- Divieto d’uso e di commercializzazione generalizzato di fuochi artificiali e botti; si sprecano risorse (un prodotto di media portata costa anche 30 euro) per inquinare! Incredibile!
- Calendario di divieto d’uso omogeneo per il territorio nazionale; occorre evitare calendari disomogenei che vietano di usare botti in un comune in periodi in cui nel comune confinanti non sono vietati; ci si è sempre chiesto perché le “città metropolitane” non hanno mai dato indicazioni omogenee.
- Rivisitazione critica storico-antropologica dei fuochi rituali, abrogazione quando retaggio di eventi violenti, sostituzione con rituali senza combustione quando retaggio di eventi votivi e propiziatori; se a Castellana Grotte, secoli fa, aveva un significato il rogo che ricorda la liberazione dalla peste (i effetti alla fine della pestilenza si bruciavano gli effetti personali potenziali veicoli di contagio) oggi ripetere quel rituale in maniera stantia non ha più lo stesso senso.
Abbiamo sempre detto che non è nostra intenzione negare i sentimenti umani di gioia e festività che anzi possono essere propiziatori di socialità e solidarietà tra le persone; al contrario; vorremmo piuttosto che fossero vissuti con maggiore serenità e i comportamenti umani (dall’isola di Bali alle modalità di festeggiare il capodanno a Castelcondino in Trentino) ci mostrano come sia possibile vivere la festa senza inquinare e senza fare violenza all’ambiente e alle persone.
Lanciano questo appello:
Vito Totire e Andrea Bianconi (AEA- associazione esposti amianto e rischi per la salute; circolo “Chico” Mendes, Centro “F.Lorusso” Bologna); Patrizia Beneventi e Claudio Orsi, Lega animalista-Copparo, Ferrara; Maurizio Portaluri, Salute Pubblica, Brindisi; Davide Fabbri, candidato sindaco di Cesena; gruppo promotore della “Associazione antropologiainmovimento”, Bari-Bologna-Torino; Marco Caldiroli, Medicina Democratica Onlus-Milano, Gianluigi Salvador, PAN-pesticide action network; …
Ulteriori adesioni possono essere inviate a: vitototire@gmail.com; vitototire@pec.it
17 dicembre 2018