Gentile Ministro,
Consideriamo positivo il nuovo Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa ma riteniamo che, per quanto costituisca un importante passo in avanti, corra anch’esso il rischio di non sortire tutti gli effetti sperati.
L’esperienza ci dice invero che nel servizio sanitario pubblico vive e prospera l’inaccettabile tendenza a privilegiare nei fatti le prestazioni libero-professionali su quelle istituzionali determinando crescenti e ingiusti dislivelli. Un andazzo che costituisce un grave vulnus sia al principio di uguaglianza proclamato dall’art 3 della Costituzione, il quale fa carico alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che di fatto lo vanificano, e sia al diritto alla salute definito ”fondamentale” dallo stesso Statuto. Guardando poi alle norme costituzionali particolarmente rilevanti ai fini del servizio sanitario, non può sfuggire che la Repubblica, intesa come pluralità di soggetti pubblici operanti nel nostro paese, ha il dovere di garantire effettività al diritto alla salute come essenziale diritto individuale e come interesse collettivo.
L’art 117 della stessa Costituzione riserva alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la ”determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale” e menziona poi la “tutela della salute” fra le materie di competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni, riservando allo Stato la determinazione dei “principi fondamentali” e cioè le cosiddette leggi “cornice” o “quadro”. Rilevante appare pure l’art. 120 della Costituzione che attribuisce al Governo un pregnante potere sostitutivo quando lo richieda la tutela dei citati livelli essenziali delle prestazioni riguardanti diritti civili e sociali. E da tenere presente inoltre che la legge 3 agosto 2007 n.120 (Disposizioni in materia di attività libero professionale intramuraria) all’art 1 punto 4 lettera g prescrive il “progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria, al fine di assicurare che il ricorso a quest’ultimo sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza dell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale”.
Non si può però ignorare il fatto che il delineato quadro normativo rischia di rimanere largamente lettera morta per quanto attiene all’annoso problema delle liste di attesa ed è quindi comprensibile lo stato d’animo di chi, come noi, paventa che anche il nuovo Piano Nazionale delle Liste di Attesa rischi di non sortire l’effetto sperato. Ed è per questo che a nostro avviso, lo Stato potrebbe adoperarsi perché in materia di liste di attesa i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) vengano assicurati con una prescrizione normativa rivolta a impedire che siano privilegiate le prestazioni intramurarie a pagamento su quelle istituzionali spettanti in forza di un preciso e fondamentale diritto. Una prescrizione che renda obbligatorio in tutto il territorio nazionale quel “livellamento” già previsto nella citata legge 120/2007. Una decisione nel contempo rivolta a determinare un principio fondamentale riservato allo Stato in forza dell’art 117 della Costituzione anche per quanto attiene alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni.
Si tratterebbe di una scelta necessaria e coraggiosa che, a noi sembra, non comporterebbe alcuna invasione di campo in danno dell’autonomia delle regioni in materia sanitaria trattandosi della determinazione di un “principio fondamentale” e cioè di un principio la cui attuazione risulta indispensabile per soddisfare un’esigenza logica o pratica di primario rilievo. Una scelta peraltro in sintonia con quanto la Corte Costituzionale ha affermato in relazione all’art 117, comma 2 lettera m, e cioè che la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni va riguardato come un valore che si spalmerebbe trasversalmente su tutti i soggetti del sistema (Cort Cost Sent 22.2.2002 n. 282).
Il Governo, infine, potrebbe cogliere nelle fasi dei rinnovi contrattuali un’occasione importante per abolire la contraddittoria attività libero professionale extramoenia e per prevedere istituti normativi ed economici che privilegino l’interesse del SSN (e quindi dello Stato finanziatore) ad arruolare operatori esclusivamente votati all’erogazione pubblica delle prestazioni sanitarie.
Ci rendiamo conto che la proposta per la soluzione del problema delle liste di attesa da noi delineata richiederebbe, se presa in considerazione per una possibile sua traduzione in una disposizione di legge, i dovuti approfondimenti e i necessari adattamenti da parte del Suo Ministero trattandosi di una iniziativa marcatamente innovativa suscettibile di forti resistenze ad opera di consolidati interessi contrapposti. Quegli interessi che in Puglia (come Lei saprà o potrà agevolmente verificare) stanno da tempo incredibilmente impedendo al Consiglio Regionale di approvare il disegno di legge Amati che prevede un “livellamento” tra le prestazioni sanitarie libero-professionali intramurarie e quelle istituzionali con la temporanea sospensione delle prime in caso di grave ed ingiustificato ritardo registrato nelle seconde. Ed è notorio che simili squilibri e difficoltà si verificano, con diversi livelli di gravità, in quasi tutte le strutture sanitarie pubbliche del territorio nazionale.
Affidiamo perciò le considerazioni che precedono alla Sua responsabile attenzione confidando nella sensibilità da Lei dimostrata anche con l’approntamento del citato Piano e restando in attesa di conoscere le Sue determinazioni, Le porgiamo distinti saluti.
Medicina Democratica – Puglia San Severo (FG)
Forum Ambiente Salute e Sviluppo – Brindisi
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Lecce
Comitato Ambiente Sano – Veglie (LE)
Peacelink – Taranto
Forum Ambiente Salute – Lecce
Movimento Antimafia di Base – Bari
30 gennaio 2019