Mentre imperversa il dibattito per l’allargamento della statale che unisce Maglie a Santa Maria di Leuca, dal quale sembrerebbe dipendere lo sviluppo del Sud Salento e di quello turistico in particolare, abbiamo posto alcune domande ad Antonio De Giorgi, “ingegnere ambientalista”, storicamente a fianco dei movimenti per il diritto all’ambiente salubre e alla salute, sul tema specifico e su quello della mobilità in questa area della Puglia.
In queste settimane la vicenda della SS275 che collega Maglie a Santa Maria di Leuca è tornata alla ribalta. La SS275 nacque nel 1937 dopo che la SS16, progettata nel 1928, che da Padova doveva arrivare alla punta del tacco, fu fatta terminare a Otranto. Gli ultimi due incidenti mortali tra ottobre e novembre di quest’anno hanno dato un’accelerazione al suo ampliamento ponendo la questione anche sotto il profilo della salute pubblica: «La strage senza fine lungo la 275» titolava Quotidiano di Puglia il 21.11.2022. Come stanno le cose secondo gli ambientalisti?
La questione S.S. 275 va inquadrata in una lunga storia di fallimenti della politica regionale in tema di mobilità. Pur avendo ben 8.000 km di strade, di cui circa 2.000 km provinciali e 6.000 km comunali, la Provincia di Lecce ha ancora collegamenti critici per tempi di percorrenza e requisiti di sicurezza, soprattutto negli spostamenti trasversali dallo Jonio all’Adriatico. Il dato saliente di questa politica è la costante rinuncia a pianificare un sistema di trasporti intermodale ed efficiente, con valorizzazione delle alternative al trasporto su gomma, come quelli su rotaia e per mare. Le stesse tratte automobilistiche sono state per decenni, dai tempi della “sinistra ferroviaria” di Signorile, terreno di scorribande per le varie correnti politiche, con una scientifica spartizione delle concessioni, che lasciava al pubblico le tratte meno remunerative. Del tutto ignorata poi l’interessante opzione del trasporto marittimo, pur trovandoci in una regione circondata dal mare. In questo contesto, la realizzazione della S.S. 275 conferma le forti pressioni che il sistema politico-affaristico degli appalti stradali (dai tempi di TangentAnas) esercita sulla nostra comunità.
Sembrerebbe che fino a Tricase si parli di ampliamento, mentre dopo si voglia tenere più conto del paesaggio. Quali sono le ragioni di questa velocizzazione del traffico veicolare?
Una delle falsità diffuse dalla lobby di settore è che la maggiore sicurezza sia legata sostanzialmente all’incremento della larghezza delle carreggiate. Considerazione tanto fuorviante quanto strumentale, perché punta ad incrementare i volumi di cemento ed a gonfiare i computi metrici. La questione sicurezza è un tema complesso e non si riduce alla semplice larghezza della strada; in altre parole, si può aumentare la sicurezza senza necessariamente allargare le corsie. Occorre analizzare tutti gli altri fattori; se sottodimensionare la sezione è sconsigliabile, è anche da evitare un suo sovradimensionamento. Qui occorre aprire una parentesi importante sui criteri di progettazione di una strada. La scelta della sezione di un’arteria dovrebbe scaturire dallo studio di diversi parametri (portata media del tronco in veicoli/ora, composizione del traffico nei vari periodi dell’anno, domanda di flusso prevista nella vita dell’opera, intervallo di velocità min-max prevista, costi di costruzione, impatti ambientali ecc.). Poco di tutto ciò è stato fatto per la S.S.275, a conferma della volontà di speculazione che si nasconde dietro le giuste istanze della cittadinanza. Si è scelto a priori, al tavolino, per la strada in oggetto, la sezione “B” (D.M. 5.11.2001), che comporta una larghezza totale di 22 metri, che arrivano a 40 con le strade di servizio! Una scelta che non appare suffragata da adeguate motivazioni tecniche e da reali esigenze legate alla mobilità, ma condizionata da un becero, antiscientifico e strumentale gigantismo. Ciò appare grave considerando che il tracciato è disseminato di valenze ed emergenze ambientali e storico culturale; sarebbe comunque del tutto inaccettabile decidere di mantenere tale sezione fino a Leuca. Per tale motivo le associazioni ambientaliste hanno richiesto un corretto dimensionamento della carreggiata, anche ricorrendo alla deroga dai valori minimi previsti dall’art. 13, comma 2, del D.lgs. 30.04.1992 n. 285. Appare già assurdo di per sé definire “strada statale” un tratto che attraversa un’area su cui non gravano più di 300.000 abitanti!
Ritardi, ricorsi amministrativi, censure da parte dell’anticorruzione, quale ruolo ha avuto in questa vicenda l’Anas? Come valutare gli aspetti economici e finanziari del progetto?
La mancanza di un processo corretto e partecipato di definizione dell’opera, cioè l’assunzione di scelte discrezionali e poco chiare, ha comportato come logica conseguenza una serie di obiezioni da parte di chi (imprese appaltatrici, comuni ecc.) si riteneva di volta in volta penalizzato. Se non è stata neppure compiuta una organica ed idonea istruttoria dell’opera, c’è solo da stendere un velo pietoso sulle analisi ambientali ed economiche, e su tanti aspetti che pure dovrebbe essere attentamente valutati, come l’impatto acustico e la posa di barriere antirumore, la produzione di energia con pannelli fotovoltaici, la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica per ridurre gli impatti.
Perché non si è mai pensato a potenziare il trasporto locale su rotaie che dopo Lecce è praticamente inesistente?
Tutti gli impegni in tal senso sono stati puntualmente disattesi, e sono serviti al più per uscite elettoralistiche di pronto incasso. Non solo non abbiamo la tanto auspicata conversione delle Ferrovie Sud Est in “metropolitana di superficie”, ma ci ritroviamo ancora uno dei sistemi di trasporto più dissestati d’Italia, con tempi di percorrenza scandalosi e servizi fatiscenti, noto per gli scandali, gli acquisti di macchinari a prezzi gonfiati e le consulenze d’oro agli “amici”. Basti pensare che, in un contesto con forti vocazioni turistiche, il servizio è fermo di domenica; e quando vai ad acquistare un biglietto il tabaccaio ti guarda strano come a dire “a questo piace l’avventura”!
Qualcuno sostiene che senza il raddoppio della SS275 il turismo non decolla. Mentre su Quotidiano di qualche giorno fa il prof. Luca Zamparini di Unisalento sostiene che si punta a spostarsi velocemente sulla direttrice nord – sud ma che poi localmente non ci si riesce a spostare: così l’investimento non è competitivo.
Più che parlare di “trasporto” occorre parlare di “sistema di trasporti”, come di “sistema turistico” invece che di “turismo”. Occorre un “sistema” che funzioni. Questa è la visione d’insieme che si richiede alla classe politica, in questo senso sempre molto avara. Inutile investire su una tratta ferroviaria se poi mancano coincidenze e collegamenti per raggiungere tutte le mete del territorio. Come inutile, irrazionale e fonte di sprechi e impatti è programmare grandi infrastrutture stradali se manca la “rete”. Servono le “dorsali” di collegamento (S.S. 613 Lecce-Brindisi, S.S. 101 Lecce-Gallipoli, S.S. 16 Lecce-Maglie), ma servono anche le strade intermedie di collegamento. Oggi si arriva da Lecce a Leuca in poco tempo tramite la S.S. 274, ma per attraversare il Salento da un mare all’altro si affronta un percorso lungo e accidentato, per mancanza di una pianificazione complessiva. Ogni comune pensa al più alla sua circonvallazione, ma senza considerare le altre direttrici di traffico, e le Province non hanno la giusta volontà di programmazione e di coordinamento che sarebbe necessaria.
Gli ambientalisti sono considerati sempre come «quelli del NO a tutto». È una locuzione che li denigra efficacemente. Ma quali sono i NO che invece da decenni dicono i loro detrattori?
Qui occorre essere chiari. Si tratta di critiche superficiali e ingenerose. Gli ambientalisti non sono come i politici, che al contrario sono portati spesso a dire di sì a prescindere. Noi siamo per l’ambientalismo scientifico: si valuta un progetto sulla base di dati obiettivi, e si dà un parere solo dopo un adeguato studio dell’opera e dei suoi impatti positivi e negativi. Vorrei essere un po’ cattivo: se la classe dirigente continua a sfornare progetti improponibili e/o dannosi, noi non ci stancheremo mai di dire no! Oltretutto sono critiche infondate, perché abbiamo storicamente detto molti sì: allo spostamento del trasporto da gomma a rotaia, alla mobilità ciclabile e pedonale, alla corretta valutazione di impatto ambientale. Sono tantissimi i “contropiani” presentati dagli ambientalisti in tema di trasporti, come in tema di energia o di rifiuti. Solo che chi ci critica su questi temi preferisce fare orecchi da mercante; caso mai si scopra che non è capace di un approccio propositivo o non è adeguato al suo mandato politico.
Intervista a cura di Maurizio Portaluri
Galatone, 4 dicembre 2022