di Emilio Gianicolo
Il 22 luglio 2024 sono stati pubblicati aggiornamenti sulla salute degli operai del petrolchimico di Manfredonia che furono esposti ad arsenico, noto cancerogeno, a seguito di un incidente verificatosi nel 1976. In questa sintesi si descrive quell’avvenimento ed i risultati salienti dello studio di recente pubblicazione.
Il 26 settembre del 1976 uno scoppio all’interno del petrolchimico di Manfredonia provocò la fuoriuscita di arsenico. I materiali contaminati più pesanti ricaddero nei pressi dell’area dove avvenne lo scoppio. Una nube di polvere e arsenico si alzò in cielo, e si diresse verso la città, che distava appena due chilometri dal petrolchimico.
L’impatto fu devastante.
Furono abbattuti animali da cortile. Le autorità vietarono la raccolta di ortaggi ed olive nelle zone contaminate. Successivamente furono vietate anche le attività di pesca. La stampa regionale, nazionale ed internazionale diede ampio spazio alla notizia. Die Zeit intitolò con “Arsen auf Mandelnbäumen” (Arsenico su alberi di mandorle) un articolo che descriveva in tutta la sua gravità lo scenario che si trovò di fronte la giornalista corrispondente per la rivista tedesca.
116 persone furono costrette al ricovero presso l’ospedale civile di Manfredonia a causa di sintomi di avvelenamento da arsenico. Tra queste vi erano sia operai del petrolchimico e delle ditte dell’appalto che avevano respirato la sostanza e sia residenti che avevano ingerito ortaggi contaminati.
Operai del petrolchimico e delle ditte dell’appalto furono impiegati nelle attività di pulizia delle aree contaminate. Nei primi giorni dopo la catastrofe nessuno degli operai fu dotato di dispositivi di protezione. I dispositivi furono forniti solo sei giorni dopo lo scoppio. Le attività di decontaminazioni riguardarono circa 39 tonnellate di arsenico.
A seguito di un esposto del capoturno Nicola Lovecchio, ammalatosi all’inizio degli anni ’90 di tumore correlato ad arsenico, la Procura della Repubblica di Foggia avviò nel 1996 un procedimento penale a carico di dieci dirigenti del petrolchimico e di due medici dell’azienda.
Gli indagati furono successivamente prosciolti perché il fatto non sussiste. L’azienda, all’epoca ANIC poi ENICHEM, offrì una somma di denaro ad alcuni operai, a familiari di lavoratori ed altri soggetti costituitisi nel processo come parte civile, in cambio del ritiro della loro costituzione. Solo la famiglia di Nicola Lovecchio ed alcune associazioni, tra cui Medicina Democratica, rifiutarono l’indennizzo.
Il processo rappresentò un’occasione unica di conoscenza dello stato di salute dei lavoratori, dei processi produttivi e dei livelli di contaminazione degli impianti, sia durante il normale funzionamento e sia a seguito dell’incidente del 1976. Ed è sulla base di queste conoscenze che la nostra un’equipe internazionale ha aggiornato lo studio, avviato a cavallo degli anni 2000 da epidemiologi dell’Istituto Superiore di Sanità.
Due sono i risultati principali dello studio appena pubblicato, che ha riguardato circa 1772 lavoratori.
- Gli operai maggiormente esposti ad arsenico perdono in media cinque anni della loro vita rispetto ai colleghi operai meno esposti alla sostanza cancerogena. L’esposizione ad arsenico ha accelerato la morte dei lavoratori più esposti.
- Gli operai residenti a Manfredonia, verosimilmente a causa dell’effetto sinergico dell’esposizione ad arsenico in ambiente di vita e in ambiente di lavoro, presentano un rischio di morte per tumore polmonare che è il triplo del rischio a cui sono soggetti i colleghi residenti in altri comuni.
I risultati di questa ricerca hanno una rilevanza che è sia scientifica sia storico–processuale. Essi infatti aggiungono elementi oggettivi di chiarezza rispetto alla tesi processuale, sostenuta da epidemiologi e medici del lavoro intervenuti nel dibattimento a sostegno delle difese dell’azienda. Tali difese sostenevano che gli incrementi dei valori di arsenico nelle urine degli operai erano stati causati dell’abituale dieta a base di crostacei dei manfredoniani e non dall’esposizione ad arsenico di origine industriale.
Lo studio, coordinato dal dr. Emilio Gianicolo dell’Institut für Medizinische Biometrie, Epidemiologie und Informatik Università di Mainz e del CNR di Lecce, è stato condotto dalla dott.ssa Di Staso, statistica dell’Università’ di Bologna, nell’ambito di un progetto ERASMUS+. Completano il gruppo di lavoro Ia professoressa Emerita di Statistica ed Epidemiologia Maria Blettner ed il professore Daniel Wollschläger, in attività presso l’Istituto di Mainz.
I dati aggiornati sono stati forniti da diversi comuni italiani. Inoltre, ai fini dello studio delle cause di decesso è stato fondamentale l’apporto delle Aziende Sanitarie Locali e dei dipartimenti di Prevenzione contattati. Tra questi merita una speciale menzione il dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Foggia, per la rilevanza numerica delle persone per le quali sono state fornite informazioni. L’articolo, infine, è dedicato alla memoria di Rosanna Giordano, manfredoniana, deceduta alcuni mesi orsono.
La pubblicazione è disponibile gratuitamente a questo indirizzo della rivista International Journal of Hygiene and Environmental Health: Mortality risk associated to arsenic exposure after a major disaster. Results from the Manfredonia occupational cohort study 1976–2021 – ScienceDirect
Emilio Gianicolo
Mainz – Mesagne 24 luglio 2024