In questi giorni la ASL Lecce ha presentato l’edizione 2024 del suo Registro Tumori. Un lavoro molto approfondito che presenta un dettaglio per distretto e per comune. In precedenza lo studio REPOL aveva indagato il fenomeno della alta incidenza del tumore al polmone in questa provincia, individuando nel fumo di tabacco un importante determinante, senza tuttavia giungere a chiarire il ruolo delle sorgenti di inquinamento che destano preoccupazione nella popolazione, come per esempio le emissioni di locali di cementifici o di discariche incontrollate. I maschi esposti alle più alte emissioni di SO2 provenienti dall’area industriale del Salento centrale risultavano avere un maggior rischio di tumore al polmone. Lo studio, costato alla collettività un importo considerevole, conteneva il suggerimento di ulteriori attività di studio che non. risulta abbiano trovato attuazione. Altri approfondimenti avevano ricostruito l’andamento delle malattie respiratorie nel Salento attraverso quasi un secolo.

Il Registro Tumori potrebbe non avere il compito di indicare delle vie di miglioramento per cui lascia al decisore politico l’onere delle scelte. E le scelte sono il frutto di percorsi complessi, richiedono risorse finanziarie, scelte economiche, politiche in settori diversi tra cui quello sanitario ovviamente, dichiarazioni di valore, partecipazione delle comunità.

I tumori nei periodi considerati sono in aumento, circa un centinaio all’anno in più. –La causa più probabile è l’invecchiamento della popolazione insieme a qualche efficace screening come quello della mammella che consente di individuare più casi incidenti. Qualunque sia la causa, è necessario chiedersi se le strutture sanitarie siano in grado di fare fronte a questo incremento e se sì, in che modo.

Se ci sono delle aree ad alta incidenza di tumori al polmone, un aggiornamento periodico non basta più, va implementato uno screening con TAC a basso dosaggio. Vi sono ormai studi internazionali che ne documentano l’efficacia. È una pratica ordinaria di prevenzione secondaria in molti paesi del mondo e anche in alcune Regioni del Nord d’Italia sta prendendo piede. Si tratta sostanzialmente di sottoporre ad accertamento diagnostico, ad intervalli di tempo regolare, categorie di persone che per pregressa attività occupazionale, per stili di vita o per esposizione ambientali hanno un rischio aumentato di contrarre un tumore al polmone.

I dati presentati mostrano che la maggior parte dei tumori ha una incidenza stabile negli anni. Il fatto che siano anche in linea con la media regionale non necessariamente significa che non meritino attenzione o che nessuna politica possa produrre un miglioramento.

Per misurare l’efficacia delle cure e degli screening bisogna che la mortalità per tumori si sia ridotta. Questo importante risultato non è stato studiato dal rapporto. Ma è un dato importante. Secondo ISTAT dal 2010 al 2020, la mortalità per tumori è diminuita in tutte le regioni italiane. Tuttavia, le riduzioni più marcate si sono osservate nel Nord-Est e nel Nord-Ovest, con cali superiori al 16%, mentre nel Centro la diminuzione è stata del 12% e nel Sud e nelle Isole rispettivamente del 9% e dell›8%. Questo indica che le regioni meridionali, pur avendo storicamente tassi di mortalità più bassi, stanno progressivamente perdendo questo vantaggio.

Ben venga, quindi, l’ottimo report della ASL di Lecce, ma quali politiche sono utili alla luce dei suoi dati? Si può solo attendere la prossima edizione con le mani in mano?

Maurizio Portaluri

* pubblicato da Nuovo Quotidiano di Puglia 8 febbraio 2025