La ricercatrice Maria Pedersen ha pubblicato sul Lancet i risultati di una ricerca ideata per stimare l’effetto dell’inquinamento dell’aria sulla crescita del feto. La ricerca, che si inserisce nel progetto europeo noto come ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects), ha tra gli autori anche gli italiani Francesco Forastiere e Daniela Porta del Dipartimento di epidemiologia del Lazio.
Diversi sono stati sinora gli studi condotti su questo tema. In molti di essi, tuttavia, l’esposizione materna all’inquinamento era stimata ricorrendo ai dati delle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria che, da soli, non consentono di valutare adeguatamente differenze di esposizione all’interno delle città. In altri studi, il limite era rappresentato dalla dimensione campionaria ridotta.
Lo studio di Pedersen e colleghi è pregevole non solo per la rivista che lo pubblica ma anche perché utilizza modelli innovativi per la stima dell’esposizione delle madri in gravidanza e analizza un campione di oltre 72.000 donne residenti in ben 21 città di 12 paesi europei. L’uso dei modelli cosiddetti land use ha permesso la stima degli indicatori di inquinamento presso l’indirizzo di residenza delle madri.
Gli scienziati hanno osservato che incrementi di 5 microgrammi al metro cubo nella concentrazioni di PM2,5PM10 ed NO2 sono associati ad incrementi di rischio di basso peso alla nascita, per gravidanze portate regolarmente a termine.
Gli autori hanno verificato, inoltre, che tale rischio persiste anche per concentrazioni degli inquinanti nei limiti di legge vigenti in Europa.
I ricercatori hanno fornito un’altra interessante cifra: il numero di bambine e bambini con basso peso alla nascita che sarebbero nati con un peso normale se, durante la gravidanza, l’esposizione alle polveri fini fosse stata inferiore. Dei 1.257 neonati con peso inferiore a 2.500 grammi, 145 sono i casi che si sarebbero potuti evitare. Per avere un termine di paragone, Pedersen e colleghi hanno confrontato questo numero con quello derivante dal rischio per il fumo di sigarette delle mamme durante la gravidanza.
Il rischio di partorire bambini con basso peso alla nascita è più alto tra le mamme che hanno fumato in gravidanza. Tuttavia, poiché solo una piccola parte delle mamme fumano in gravidanza e, invece, tutte le mamme sono esposte all’inquinamento, l’impatto delle due esposizioni è pressoché simile. Il numero di neonati con basso peso alla nascita che si possono prevenire non fumando in gravidanza e simile al numero dei casi che si possono prevenire se le donne in gravidanza respirano un’aria più pulita.
Un ultimo risultato riguarda la significativa riduzione, circa un millimetro, della circonferenza della testa in associazione ad incrementi nei livelli di inquinamento. La circonferenza della testa, sostengono gli scienziati, potrebbe indicare un effetto dell’inquinamento sullo sviluppo neurologico e sull’intelligenza dei bambini e delle bambine.
Questa ricerca indica che gli attuali limiti di legge vigenti in Europa non proteggono la salute delle popolazioni. L’adeguamento dei limiti di legge non è più rinviabile.