Di Vito Totire
“Occorre interrogarsi sulla sofferenza che c’è dietro ogni tipo di merce” Giorgio Nebbia e altri…
Sarebbe stato bello e non impossibile un azzeramento dell’uso dei botti; una riduzione c’è stata ma purtroppo inferiore alle nostre aspettative; si tratta in sostanza di una “riduzione” del numero dei feriti ma considerata la situazione contingente non è un gran passo avanti soprattutto perché non fa pensare a niente di buono per il futuro; poi l’evento mortale impedisce di fare qualunque valutazione di “miglioramento”.
Infatti un ragazzino – Hajrudin Seferovic (il cognome evoca una altra morte da “miseria”) è deceduto ad Asti; le cronache riferiscono che il luttuoso evento si è verificato in un campo rom; poi: un 58enne amputato di dita e ferito all’addome a Milano, altri casi di amputazione di dita o falangi in Campania e Puglia; anche l’anno scorso si verificò un decesso, nella regione Marche, persona maggiorenne coinvolta negli effetti di un incendio, il nesso con i botti ci fu, ovviamente, ma fu un po’ più indiretto; secondo alcune fonti ci sono stati 79 feriti contro i 204 del capodanno precedente con 23 persone ricoverate; 180 persone denunciate contro 277 l’anno scorso;un bilancio che rimane assurdo.
Le cronache registrano una strage di storni (centinaia) a Roma causati da botti e dai incendi correlati! L’etologo Enrico Alleva ha spiegato la sinergia di fattori che ha causato questo evento apocalittico al quale pare abbia concorso direttamente il comune di Roma (su questo torneremo); risultano meno interventi dei vigili del fuoco rispetto all’anno scorso (229 contro 686), un minor numero di minori feriti (8/43), un minor numero di lesioni d’arma da fuoco… piccole differenze ma quadro sempre grave; i decisori politici, in generale, si sono ispirati a Ponzio Pilato; poche ordinanze di divieto d’uso per pochi giorni; nessun divieto di commercializzazione! Hanno risposto alle nostre sollecitazioni solo alcuni sindaci (Monghidoro e Loiano) con divieti parziali d’uso, anche desincronizzati (si tratta di due comuni confinanti, Bologna ); oltre al sostegno “storico” della Bottega del Barbieri, l’appello ha trovato spazio su Turiweb (comune di Turi, Bari) dove però ci viene riferito che l’uso di fuochi nella notte fatidica è stato molto rilevante, come da diffusa “tradizione” del Sud d’Italia; né sappiamo se la Sindaca abbia reiterato la ordinanza dell’anno scorso; reiterata o no, non è risultata molto efficace, nessun divieto di commercializzazione: un infortunato di Torino ha dichiarato di avere acquistato l’ordigno da una bancarella ! Sappiamo però che ormai la produzione di ordigni è in maggioranza importata da Cina, Albania, ecc.
Certo c’è stata qualche riduzione di impatto dove c’erano divieti d’uso ma neanche i questi casi ci siamo minimamente avvicinati all’azzeramento (purtroppo possiamo documentare fotograficamente i “resti” delle diffuse inottemperanze); alcuni sindaci italiani, pur sollecitati, oltre a non emettere ordinanze, hanno persino evitato appelli al buon senso; qualche assessore ha rilanciato lo slogan “non botti ma biscotti” manifestando dunque qualche preoccupazione di tipo animalista… oltre ai botti: i soliti “proiettili vaganti” soprattutto in alcune aree geografiche con alcuni feriti, nessuno, per “fortuna” mortale; complessivamente si è verificato dunque un minore impatto rispetto al 2020 ma non si tratta di qualcosa di davvero promettente; hanno influito senz’altro: le limitazioni indotte dal covid e le ristrettezze economiche (un “botto” da scaffale di supermercato costa anche 25-26 euro!); inoltre sono stati sequestrati sul territorio nazionale ordigni delle categorie F3 ed F4 (botti per il cui acquisto occorre il porto d’armi e/o la autorizzazione del prefetto): già mettere al bando questi sarebbe un segnale da parte del governo…
Infine quel che riteniamo grave – nell’ambito della generalizzata posizione pilatesca dei decisori politici – che alcuni sindaci oltre a non avere emanato ordinanze prescrittive hanno direttamente gestito o consentito l’uso di fuochi artificiali “inconsapevoli” della evidente continuità che esiste tra varianti specifiche che comunque riconducono gli oggetti prodotti allo stesso tipo di merce: da Roma a Ferrara; addirittura a Ferrara il sindaco ha definito lo “storico” spettacolo pirotecnico dell’incendio del castello “un segnale di speranza per tutto il Paese”! Siamo noi che non abbiamo nessuna fiducia in un ceto politico che spreca risorse e denaro per inquinare! che dire? continueremo la nostra resistenza andando controcorrente rispetto a certe perniciose abitudini (minoritarie ma disturbanti) ma dovremo andare controcorrente soprattutto rispetto ad un ceto politico insensibile, menefreghista e complice che si riempie la bocca ad ogni piè sospinto di new green deal, di transizione ecologica, di sostenibilità sociale, di ipocriti apprezzamenti nei confronti di Greta Thunberg, ma che continua a rimanere legato a forme disastrose di coazione a ripetere con la idea di fondo che anche le merci nocive contribuiscono alla “tenuta” del PIL.
Noi invece andiamo avanti con azioni di contrasto alla produzione di merci nocive e inquinanti, una terrificante piramide che ha al suo vertice gli armamenti convenzionali e nucleari (da Bologna alla Sardegna: la strada è in salita ma la vogliamo percorrere). La “campagna” continua.
Bologna, 2 gennaio 2021