Vito Totire*
Capodanno 2017. Bilancio sempre grave
Grosso modo, come da previsioni, si registra un lieve calo dei feriti; 184 rispetto ai 190 del 2016;
44 di queste persone sono state ricoverate in ospedale e di cui 12 con prognosi superiori a 40 giorni (furono 16 l’anno precedente); la fonte di quest’ultimo dato è “Il fatto quotidiano”; pare evidente che per questi 12 “infortuni” ci aspettiamo la apertura di inchieste per lesioni colpose!
risultano aumentati però i bambini colpiti (48 rispetto ai 38 del 2016) e aumentati pure gli interventi dei vigili del fuoco (674 rispetto ai 660 dell’anno precedente); è ben verosimile che questi “numeri” sottostimino quanto veramente accaduto; certo non per fatti particolarmente gravi che inducono chiunque ad andare al pronto soccorso; parliamo di ustioni lievi soprattutto in territori dove vigevano divieti e restrizioni;
da sottolineare che eventi infortunistici si sono verificati anche in aree in cui i sindaci avevano emanato ordinanze restrittive (vedi infortuni di Bologna e s. Lazzaro di Savena);
complessivamente, come già detto: lieve calo degli infortuni; frutto di una evoluzione positiva dei “costumi” o effetto della minore disponibilità di denaro da sprecare? Difficile dirlo; impossibile comunque parlare di un “miglioramento” sensibile della situazione; rimane per esempio un riscontro negativo che riguarda la situazione del sud rispetto al nord (I casi più gravi in Puglia, secondo Il fatto quotidiano; in particolare a Bari, comune limitrofo di Modugno!!!); avremo modo di tornare su questa “contraddizione”;
peraltro rimangono infatti i problemi di sempre:
- inquinamento dell’aria , difficile da monitorare ma inevitabile;
- anche il danno agli animali è ben difficile da monitorare e, addirittura, abbiamo assistito alla divulgazione di consigli (compresa la somministrazione di farmaci) per ridurre il distress subito; anche qui è ovvio: prevenire è meglio che curare;
- permanenza di gravi rischi in fase di produzione, stoccaggio, commercializzazione;
- contraddittorietà, fino a l’assurdo, dei “divieti locali”; il più contraddittorio quello del comune di Ozzano Emilia che ha concesso il via libera all’uso dei fuochi per alcune ore; cionondimeno abbiamo espresso solidarietà alla sindaca del comune di produttori e commercianti; i divieti locali sono stati positivi ma insufficienti in quanto non vanno alla radice del problema;
- i divieti non dovrebbero riguardare solo l‘uso “privato” ; in alcuni territori si sono alternati blandi divieti e uso autorizzato per manifestazioni pubbliche; in realtà la materia prima ed il ciclo produttivo di botti e fuochi pirotecnici coincidono; rischi e inquinamento sono sovrapponibili anche se in alcuni casi (cosiddetti botti “illegali”) il rischio giunge a livelli parossistici.
Una questione mondiale
36 morti e un centinaio di dispersi per esplosioni verificatesi nella “mecca dei fuochi pirotecnici” in Messico . Cosa altro aspettiamo per muoverci?
Si avvicinano giorni di spreco e di inquinamento; ogni volta, soprattutto dopo la notte di capodanno, assistiamo al triste bilancio di feriti e morti da petardi e fuochi di artificio;
a monte di queste finte manifestazioni di festa ci sono condizioni di lavoro e di rischio bestiali per la produzione dei cosiddetti fuochi pirotecnici (non è un caso che la provenienza della merce è la Cina, Albania e territori con analoghe contraddizioni, vedi la recentissima strage in Messico).
Sono rischiosi, sono inquinanti (tossici, nocivi, allergizzanti) , spaventano gli animali.
La nostra proposta (da sempre) è : risolvere il problema alla fonte evitando la produzione;
l’obiettivo è ancora lontano (soprattutto se vediamo il quadro planetario); ma non sottovalutiamo il buon senso che può sempre allargarsi e neanche sottovalutiamo le nostre pur modeste “campagne” di prevenzione;
Decisioni contraddittorie
La situazione è contraddittoria ; fatti di cronaca , apparentemente, marginali rilanciano la discussione in un clima che tende al silenzio e alla omertà; il Tar del Lazio , su istanza di produttori e commercianti, blocca la ordinanza della sindachessa di Roma; questo evento “politico” stimola la catalessi degli organi di informazione che dicono, a latere, “però: duemila sindaci italiani li vietano…”; tra questi il sindaco di Grumo Appula comune in provincia di Bari salito alle cronache per l’iniziativa inaccettabile di un parroco (non sappiamo se il “don” spara pure i botti alla festa del santo…).
A noi comuni mortali che viviamo alla periferia dell’impero la situazione non è chiara:
il sindaco di Bologna vieta(per carità, solo pochi giorni…) , quello di Ozzano dice: “Va be’ un paio d’ore si può…”; tra l’altro vuol dire che chi pensava di lanciare botti a Bologna farà un salto a Ozzano oppure il sindaco intende consentire due ore ai soli residenti e un’ora a chi ha il permesso di soggiorno in regola.
Stante questa situazione a “vestito di arlecchino” le aziende produttrici insistono con le loro pubblicità/regresso: “acquistate i nostri ché sono “sicuri”; pubblicità che ricordano quelle delle multinazionali di tabacco quando mettono in guardia contro le sigarette di contrabbando che “sono nocive…” mentre le altre…
Oltre al problema dell’uso “privato” di botti e petardi c’è il problema dell’uso in manifestazioni di fuochi artificiali ( anche spettacoli cosiddetti “piromusicali”, simulazioni sceniche di incendi, pataccate varie, ecc. vedi Ferrara, Rimini, ecc.) ; l’uso nell’ambito di manifestazioni autorizzate funziona da fattore di “dissonanza cognitiva”, cioè la alternanza di autorizzazione e divieto crea confusione; come spiega dice però correttamente un produttore di fuochi in una intervista ad un quotidiano nazionale oggi : c’è continuità tra fuochi artificiali da spettacolo e petardi da bullo di quartiere;
Conclusioni
Certamente i “botti” non sono l’unico elemento o connotato di una modalità consumistica della gestione del tempo libero e del divertimento; altre forme di spreco e di aggressività si sono accompagnate ai “festeggiamenti” e il divieto d’uso dei botti non risolve tutto , ma rimane un obiettivo congruo ed adeguato ad una politica più rispettosa dell’ambiente e della salute umana ed animale.
Realisticamente non abbiamo le forze per una legge di iniziativa popolare.
“Lanciamo la palla “ a persone presenti in parlamento; intanto teniamo attive le antenne del nostro osservatorio anche, come già accennato, per seguire e sollecitare interventi della magistratura a partire dalle persone che hanno subito lesioni definibili come “colpose”.
Le osservazioni riassunte in queste note sono desunte da alcuni quotidiani; raccogliamo ulteriori informazioni ove possibile , da tutte le fonti disponibili. Stiamo lavorando con diversi interlocutori per cercare confronti ed anche per seminare dubbi: già con qualche risultato.
Continuiamo nel nostro percorso “contro la produzione di merci nocive e inquinanti” e per il divieto di produzione e d’uso di botti e fuochi artificiali.
Basta con la “logica del profitto” per pochi inquinatori che poi ricade sulla speranza di salute di tutta la collettività.
*medico del lavoro, psichiatra,
circolo “Chico Mendes”
via Polese 30 40122 Bologna