di Emilio Gianicolo
Questo intervento su Brindisi segue quello su Taranto e su Manfredonia e conclude il ciclo dei commenti dello “Studio epidemiologico nazionale territori e insediamenti esposti a rischio da inquinamento”.
L’arcivescovo di Brindisi, il giorno della posa della prima pietra del petrolchimico, alla presenza del presidente del Consiglio Segni e del sottosegretario Caiati, proferì queste parole “i dirigenti della società, i ministri, i sottosegretari, i parlamentari, come gli apostoli, distribuiranno ai brindisini il pane quotidiano e la vita eterna” (Russo, 1964).
Negli anni all’industria petrolchimica si sono aggiunte tre centrali termoelettriche che hanno reso Brindisi un polo industriale di grande rilievo, in Italia e in Europa. A distanza di tanti anni, gli auspici dell’arcivescovo, di là dall’iperbole, hanno avuto un riscontro reale?
È noto, ai miei due lettori, come Brindisi sia stata oggetto di innumerevoli studi e rapporti sullo stato di salute dell’intera comunità o di gruppi specifici di essa. Il culmine, dal punto di vista metodologico, si è raggiunto con lo studio di coorte cosiddetto Forastiere, per il nome del coordinatore di quella ricerca, che è conosciuto e riconosciuto, al livello mondiale, per le sue attività scientifiche. Tra diverse criticità riscontrate in quello studio vi erano, tra gli altri, i ricoveri ospedalieri per malattie cardiovascolari e respiratorie, in rapporto alle emissioni delle centrali elettriche, e le malformazioni congenite, in rapporto alle emissioni del petrolchimico.
Lo studio Sentieri poco può aggiungere allo studio Forastiere, in termini di persuasività scientifica. Vi sono tuttavia alcuni risultati che confermano, anche negli ultimi anni, evidenze già acclarate ed in alcuni casi potenzialmente attribuibili ad esposizioni ambientali recenti. Si conferma, per esempio, un dato più elevato di mortalità a Brindisi rispetto alla popolazione pugliese per tutti i tumori sia tra i maschi e sia tra le femmine. Vi sono da segnalare anche più morti rispetto all’atteso per mesotelioma pleurico tra gli uomini, causati molto verosimilmente da esposizioni in ambito occupazionale, e per leucemie sia tra gli uomini sia tra le donne, potenzialmente associabili ad esposizione a benzene in ambiente di vita, che rappresentano anche a Brindisi un tema centrale ed attuale nelle politiche di salvaguardia della salute pubblica.
Il Sentieri a Brindisi si chiude, infine, con il capitolo riguardante le malformazioni congenite con eccessi, in particolare, per il gruppo delle cardiache, +74% rispetto alla media regionale. Questo esito sanitario, che ha angosciato 69 famiglie brindisine tra il 2008 ed il 2017, è cruciale dal punto di vista epidemiologico perché più di altri attribuibile ad insulti ambientali recenti.
In conclusione, questa industria brindisina, che certamente ha distribuito pane quotidiano ai suoi lavoratori, ed ancor più dividendi ai suoi azionisti, ha rappresentato anche un beneficio per la salute delle persone? Sebbene non tutte i mali e le criticità sanitarie siano attribuibili deterministicamente ad una sola sorgente, sorgono molti dubbi sulla terra promessa evocata dall’arcivescovo. Restano, invece, tristi certezze su quelle terre che furono sottratte ad agricoltura e paesaggi incontaminati e che ora gridano vendetta per essere diventate discariche incompatibili con la vita.
15 aprile 2023
Notizie di approfondimento sul sito di interesse nazionale delle bonifiche di Brindisi (fonte).
Anno inizio prima attività: 1959.
Superficie: 5821 ettari di terra e 5597 ettari di mare.
Tipologia impianti: chimico, petrolchimico, centrale elettrica, area portuale, discarica.
Denominazione impianti: Montedison, ex SACA, ENEL.
Contaminanti presenti nel suolo: metalli pesanti (mercurio, arsenico, berillio, cadmio, rame, nichel, piombo, stronzio, selenio, zinco), idrocarburi leggeri (C<12) e pesanti, BTEX, IPA, 1,2 dicloroetano, clorobenzene, fitofarmaci, pesticidi clorurati.
Contaminanti presenti nel sottosuolo: metalli pesanti (mercurio, arsenico, berillio, cadmio, rame, nichel, piombo, stronzio, selenio, zinco), idrocarburi leggeri (C<12) e pesanti, BTEX, IPA, 1,2 dicloroetano, clorobenzene, fitofarmaci, pesticidi clorurati.
Contaminanti presenti in acque di falda: arsenico, manganese, ferro, selenio, nichel, alluminio, piombo, cromo VI, boro, fluoruri, nitriti, cobalto, fenoli, idrocarburi totali, BTEX, IPA, PCB, idrocarburi alifatici alogenati e clorurati, solfati, anilina.