di Vito Totire
Una altra strage operaia: questa volta in India
11 morti, 17 secondo una altra fonte; 65 o 80 feriti (anche a questo proposito c’è discrepanza tra le fonti); l’evento si è verificato in località Harda, stato Madya Pradesh.
Inviamo contestualmente a questo comunicato un messaggio di cordoglio alla ambasciata indiana a Roma; non abbiamo al momento rapporti con organizzazioni di operai e di cittadini indiani e questo è certamente un limite in quanto il movimento di liberazione dalla produzione di merci nocive deve essere planetario o non sarà efficace; l’ultima strage causata da questo tipo di merce si è verificata in America latina, ancora una volta in un paese “povero”.
Inevitabile il ritorno alla memoria della strage di Modugno; infatti l’origine della strage risulta essere stata la stessa: produzione di fuochi artificiali.
Alcune riflessioni:
- Il “mercato” chiede la produzione di merci mortifere: occorre dire basta;
- Le condizioni di “sicurezza” in India sono fin troppo facili di immaginare;
- La aggravante è che, nell’ambito della strategia della divisione internazionale capitalistica del lavoro la produzione delle merci più nocive viene trasferita sempre più nei paesi poveri in cui esiste maggiore evasione delle norme di prevenzione; gli eventi da Bophal a Seveso sono ben noti tanto da essere rimasti nella memoria dei lavoratori come emblematici della politica colonialistica del capitalismo che uccide prevedendo di spendere molto meno nei risarcimenti quando le vittime delle stragi sono proletari di paesi poveri; i lavoratori morti nei paesi occidentali costano qualcosa in più (ciononostante il capitale rivendica scudi penali preventivi e scudi anche per i risarcimenti in sede civile e assicurativa anche perché i consulenti del padrone non sempre riescono a convincere i giudici che gli ambienti di lavoro erano particolarmente bucolici: qualche volta ci riescono…);
- La delocalizzazione delle produzioni nocive oggi riguarda anche le bonifiche dell’amianto (in particolare da navi ma non solo) di cui i lavoratori indiani e altri sono vittime; vittime di un sadismo colonialista lucido e programmato che si articola anche attraverso la politica del cosiddetto doppio standard (dove esiste un movimento operaio più forte si abbassa un po’ la cresta…); figuriamoci quale eco della direttiva UE (portare il “limite d riferimento” per l’amianto da 100 fibre a una) possa essere arrivato in INDIA !!! Non che limite di riferimento poi si identifichi con innocuità… approfondiremo con i lavoratori nei nostri seminari;
- Quale era la destinazione della merce prodotta dalla fabbrica indiana? Probabilmente anche le penose e inquinanti manifestazioni pirotecniche che in Italia vengono ospitate in sagre, feste di partito, manifestazioni istituzionali e persino parrocchie… Francesco non ha preso posizione in Laudato sì… ma è ancora in tempo.
Di fronte a questa ennesima strage è fonte di lutto per chiunque abbia a cuore la vita e la salute operaia e la tutela dell’ambiente ma è anche fonte di frustrazione e rammarico (ancora una volta non siamo riusciti ad “arrivare il giorno prima”) dobbiamo rilanciare le proposte che avanziamo “da sempre”:
- Stop alla produzione di merci nocive e mortifere; armi e fuochi artificiali sono la punta dell’iceberg
- Garanzie di reddito e di risarcimento per le vittime e i loro familiari con la costituzione di un fondo mondiale di solidarietà anche per sostenere i percorsi di ricollocazione lavorative per i lavoratori di fabbriche che in tutto il mondo devono chiudere!
Vito Totire, portavoce Rete nazionale lavoro sicuro
Bologna, 7 febbraio 2024