Non è un buon segnale quello pervenuto da quei consiglieri regionali di Puglia che con la loro assenza il 21 giugno scorso hanno ritardato l’approvazione di una legge che impegna il cittadino a rispondere all’invito ad effettuare lo screening del tumore del colon. Si sa, le leggi che si fanno rispettare modificano le abitudini!
“In Italia gran parte del territorio è coperto da programmi di screening – si legge nelle linee guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) 2021 – prevalentemente con la Ricerca del Sangue Occulto Fecale (RSOF) eseguita ogni due anni tra i 50 ed i 69 anni… si osservano importanti differenze tra Nord, Centro e Sud, per quanto riguarda sia l’estensione degli inviti sia l’adesione …. L’adozione della RSOF ha portato in Italia ad una progressiva riduzione dell’incidenza e mortalità, quest’ultima attraverso l’individuazione di tumori in stadio precoce. Infatti i dati dei 48 registri oncologici di 17 regioni italiane hanno riportato una riduzione dei tassi di incidenza da 104,3 (nel 2003) a 89,9 × 100.000 (nel 2014) negli uomini e da 64,3 a 58,4 × 100.000 nelle donne. Inoltre, i tassi di mortalità sono diminuiti da 41,1 a 39,2 × 100.000 negli uomini e da 24,6 a 23,1 × 100.000 sempre nel periodo 2003-2014. Dato rilevante è che i tassi di incidenza e mortalità sono diminuiti significativamente in tutte le aree tranne nel sud e nelle isole, dove l’incidenza è aumentata e la mortalità è rimasta stabile. Studi randomizzati hanno dimostrato che la ricerca del sangue occulto fecale (RSOF) e la rettosigmoidoscopia (RSS), sono due test di provata efficacia nel ridurre la mortalità per CRC di circa il 22% ed il 28% rispettivamente, rispetto a chi non esegua il test. … Pertanto, lo screening del CRC è efficace nel ridurre sia l’incidenza che la mortalità per CRC nella popolazione a rischio medio per età, e dovrebbe essere raccomandata la RSOF ogni due anni tra i 50 ed i 69 anni o la RSS una sola volta nella vita tra i 59 ed i 69 anni.
In altri termini fornire un segnale forte sulla utilità degli screening, (quelli in atto cioè mammella, cervice uterina e colon, e si spera presto quello per il polmone), in quanto in grado di ridurre i decessi per questi tipi di tumore è un dovere etico da parte della politica.
La proposta di legge in discussione nel Consiglio Regionale, che ha come primo firmatario Fabiano Amati e come sottoscrittori 10 consiglieri, amplia la fascia di età portandola da 45 a 75 anni e introduce l’indagine genetica nei soggetti a maggior rischio per familiarità.
Si auspica che il Consiglio Regionale ritorni presto a discutere e ad approvare queste norme perché il ricorso agli screening si radichi nelle abitudini sanitarie della più vasta parte della popolazione allineando la Puglia alle percentuali di mortalità della regione dove questa prassi è ormai consolidata e salvando quindi tutte quelle vite umane che questo semplice esame permette di salvare.
Nel merito chiediamo che non si scarichi sui cittadini attraverso strumenti sanzionatori la responsabilità dell’adesione allo screening, ma si valorizzino gli strumenti della informazione e della comunicazione medica e istituzionale.
Gino Stasi
22 giugno 2022