di Maurizio Portaluri
Se un filo conduttore è possibile rinvenire dalla lettura di questa autobiografia* a quattro mani di Giorgio Parisi, mi pare quello della tolleranza. La prima delle letture giovanili che egli cita è “Vite” di Van Loon: “è da Van Loon che ho assorbito il fondamentale valore della tolleranza”. Le letture accompagnano tutte la narrazione, 100 capitoli brevi in ciascuno dei quali Piergiorgio Paterlini, biografo provetto, ci svela il premio Nobel nella sua eccezionale normalità di vita. Da liceale non studia particolarmente la matematica ma è un appassionato lettore di storia della scienza. E in lui si coniugano scienza e humanities allo stesso modo con cui sposerà Daniella, donna di studi classici. Frequenta la casa di Lucetta D’Eramo, conosce Ignazio Silone, legge e rilegge Iliade ed Odissea in varie traduzioni. Appena assunto a Frascati l’università lo autorizza ad accettare l’invito del Nobel Lee a trascorrere un anno a New York. La delinquenza negli Stati Uniti è un serio pericolo. Un paese dove si può perdere la vita per un nonnulla, per una rapina, per un banale scambio di persona da ammazzare. Racconta alcuni episodi occorsi a suoi compagni di studio o ad altri scienziati che hanno trascorso periodi in quel paese. Ma negli USA riporrà la fiducia quando nel 1995 porterà la madre ad operarsi per un meningioma cerebrale, costrettovi perché in Italia nessuno voleva operare una 85enne e questo intervento le permise di vivere altri 10 anni.
Parla di Giorgio Salvini, il fondatore di Laboratori di Fisica di Frascati, riporta molte sue frasi tra le quali “posso confessare una cosa: Io sono innamorato dell’universo. Un amore non corrisposto certo, l’universo è muto alle nostre domande ma il mio amore c’è”.
La teoria dei vetri di spin è la prima descrizione dei sistemi complessi. “Dopo i lavori sui vetri di spin, nel 1985 ho cominciato a studiare, sempre con Mark Mezard, problemi che potremmo qui in prima approssimazione definire di ottimizzazione, ma anche combinatori e di soddisfacibilità, sistemi disordinati nei quali la casualità giocava un ruolo centrale ma rispetto ai quali riuscivo sempre più a trovare spiegazioni, leggi, descrizioni matematiche, predicibilità. Come si diffonde una macchia di caffè su uno scottex era uno dei problemi da risolvere oppure, cellule che crescono in modo irregolare”. Ed una delle motivazioni del Nobel è proprio l’interazione tra disordine e fluttuazione nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria.
Ricorda riconoscente il suo maestro Nicola Cabibbo, un suo riferimento, Marcello Cini, i suoi colleghi come Miguel Angel Virasoro, Kurt Symanzyk, Mark Mezard, Guido Altarelli con cui stabilì una importante equazione. “L’equazione Altarelli-Parisi è stato un contributo fondamentale per la fisica teorica, che ha dato adito ad una miriade di lavori successivi che hanno utilizzato queste idee. Di sicuro, Altarelli e io abbiamo cambiato le tecniche e il linguaggio che si utilizzavano per descrivere questo tipo di fenomeni. E modificando tecniche e linguaggio è stato possibile fare tutta una serie di predizioni che prima non era possibile fare”.
La tolleranza rivive nel rapporto con le affettività diverse. Ad Atene durante un viaggio di lavoro (ama tanto la Grecia e la musica greca) fa un incontro con un uomo che lo invita a casa sua e si sorprende quando Parisi decide di non trascorrere la notte da lui come si aspettava. Parisi dice di non aver provato alcun fastidio in quel corteggiamento. Parla dei figli Leonardo e Lorenza, della scuola montessoriana scelta per loro e dell’educazione alla tolleranza ed alla nonviolenza. Della figlia Lorenza ed alla sua scelta omoaffettiva dedica con naturalezza alcune pagine raccontando la fase del coming out, quella dell’unione civile con la sua compagna, della nascita dei nipoti. “Lorenza lo ha detto a sua madre poi sua madre lo ha detto a me, che amava una donna. Era il 2007, nostra figlia aveva 27 anni per entrambi è stata una sorpresa, aveva avuto una lunga relazione con un ragazzo di 18 anni non ce lo aspettavamo minimamente. Daniella è quella che ci ha messo un po’ di tempo ad abituarsi, era dubbiosa che fosse un’inclinazione definitiva. La cosa che invece più spaventava me era la difficoltà che vedevo a diventare nonno la mancanza dei figli. La mancanza dei figli insomma per lei prima di tutto, perché amava molto i bambini. Ci siamo abituati, soprattutto vedendo la sua sicurezza e la chiarezza del suo progetto. Con lei ne abbiamo parlato varie volte, tranquillamente, e devo dire che adesso tutto va bene, molto bene, è tutto limpido, anche pubblicamente, tutto alla luce del sole, come è normale che sia. I figli adesso sono due. Fratelli anche biologicamente perché nati dallo stesso donatore”.
In politica dapprima è un liberale dal punto di vista economico, ma poi dal liberalismo passa al comunismo, una scelta etica la definisce; dall’economia all’etica, gli ideali di giustizia gli paiono più urgenti. Al centro della politica la questione morale.
L’interesse per la politica passa attraverso prima Democrazia Proletaria e poi Sinistra Ecologia e Libertà. Al mondo serve lo sguardo di chi non considera il capitalismo un fatto razionale e “l’ultimo atto della mia carriera politica è una mozione che presentiamo in quattro, contrapposta a quella di Nichi Vendola, e che perde più o meno 200 a 10. Siamo già nel 2012. La maggioranza voleva presentarsi alle elezioni politiche insieme a Bersani (il PD e a Riccardo Nencini) (PSI) come poi successe, io non ero d’accordo. Volevo che prima si sviluppasse un lavoro di unificazione tra le formazioni politiche alla sinistra del PD”.
Continua ad occuparsi di temi sociali e soprattutto ambientali. Anche qui emerge la tolleranza: la politica non può asservire la scienza né può essere posseduta da posizioni antiscientifiche. Nel 2002 aveva scritto un documento con Legambiente “Per una scienza alleata dell’ambiente contro il fondamentalismo”, “noi ci ribelliamo ai tentativi di contrapporre le ragioni della Scienza a quelle della difesa dell’ambiente. Ci opponiamo al fondamentalismo di chi, nel mondo ambientalista, esprime posizioni antiscientifiche e vede negli scienziati dei nemici. Questo atteggiamento fa leva su paure irrazionali e ancestrali: il timore dell’intrusione nel nostro corpo e nella nostra mente e della perdita di identità. Al tempo stesso ci opponiamo alle campagne strumentali e disinformate di quanti descrivono l’ambientalismo come una cultura nemica della scienza e del progresso giungendo per questa via a negare l’evidenza scientifica di problemi globali come l’aumento dell’effetto serra e le sue origini antropiche, o di rischi ambientali come la produzione di energia attraverso la fissione nucleare”. Tra i firmatari Rita Levi Montalcini, Enrico Alleva, Luigi Boitani, Enzo Boschi, Marcello Cini, Umberto Galimberti.
Parisi parla a lungo della ricerca e della emigrazione intellettuale dal nostro Paese verso l’estero. Nel 2005 quando riceve il premio Nonino dice “l’Italia è in Europa agli ultimi posti per la spesa pro capite per la ricerca e lo sviluppo. Paesi come la Finlandia, che fanno una politica lungimirante, investono circa tre volte più dell’Italia: per effetto di questa politica nei Paesi del Nord Europa c’è un flusso migratorio di decine di migliaia di persone altamente specializzate, provenienti da Paesi come il nostro, dove le scuole funzionano ancora bene (ma non so per quanto), ma la ricerca è malamente finanziata, e anche coloro che finiscono brillantemente gli studi non riescono a trovare un lavoro interessante. Il vero disastro è la quasi impossibilità di dare un posto permanente ai nostri giovani prima che raggiungono i 35- 40 anni (in altri paesi la situazione è completamente diversa: in Francia i ricercatori vengono assunti di norma prima dei 32 anni). I giovani brillanti e preparati non sono una risorsa facilmente rinnovabile: non possiamo dirgli ‘per cinque anni andate a fare altre cose e poi ne riparliamo’. Loro possono fare anche altre cose, ma dopo 5 anni o sono andati in Paesi più accoglienti o non hanno nessuna intenzione di ritornare alla ricerca”.
La tolleranza permea anche la ricerca scientifica perché la rigidità non le appartiene, i fenomeni fisici sono probabilistici. E questo si riverbera anche sulla politica. Se non si accetta il disordine l’alternativa è la tirannia. “La complessità è una situazione disordinata in cui non c’è un ordine globale. Ma l’ordine globale sarebbe ripetitivo quindi poco interessante. Perché una struttura possa definirsi complessa, quindi possa cambiare col tempo, adattarsi al mondo esterno in maniera continua avendo una ricchezza enorme di stati possibili – la vita stessa e così – serve una certa quantità di disordine. Il disordine e la complessità vanno a braccetto, la complessità odia l’ordine allo stesso tempo il disordine è quello che permette al sistema di arrivare all’ordine.
Se la complessità si semplifica al punto che il sistema non ha più equilibri modificabili – cioè se perdiamo la complessità tout court – le conseguenze sono terribili. Lo storico ottocentesco Jacob Burckhard afferma senza mezzi termini che ‘la negazione della complessità e l’essenza della tirannia’. Penso che si possa e si debba lavorare come scienziati cercando di capire come funziona ciò che ci circonda indipendentemente dal fatto che abbia o no un senso”.
“Può sembrare un paradosso, ma l’incertezza è fondamentale nelle scienze esatte proprio la ricerca dell’esattezza delle analisi e delle misure richiede di conoscere con altrettanta esattezza i loro limiti, l’incertezza e la certezza sono le due facce della stessa medaglia Quando faccio una misura un calcolo teorico la maggior parte del tempo che mi serve non è per ottenere il risultato ma per capire i margini di errore. D’altra parte basterebbe considerare che se una previsione data per certa poi non si realizza tutta la credibilità della Scienza finisce, e con essa la fiducia che dobbiamo riporre nella scienza”.
Al Nobel ci aveva pensato, ma che potessero intitolargli un asteroide proprio no! “Era stato battezzato 1994CW e ora si chiama (15.803) Parisi e la denominazione è stata approvata dall’Unione Astronomica Internazionale attraverso il gruppo di lavoro per la nomenclatura dei Corpi Minori, e su proposta del circolo culturale Astronomico di Farra di Isonzo. È un asteroide di 6 km di diametro della cosiddetta ‘fascia principale’. Anche se non si chiama bit-612 mi piace pensare che sia lo stesso asteroide su cui abita Il Piccolo Principe, quello sul quale è tornato per prendersi cura della sua rosa, dopo il breve passaggio sul nostro pianeta. Potremmo scoprire non solo che c’è vita nell’universo, ma amore, chissà. Quell’amore che il Piccolo Principe non conosceva e che solo sulla terra aveva imparato, grazie all’insegnamento paziente di una volpe socratica, e anche a quello, forse ancora più potente perché privo di parole, di un aviatore lasciato solo in pieno deserto, in lacrime, ad aspettare (invano) il suo ritorno”.
17 febbraio 2023
*GRADINI CHE NON FINISCONO MAI Vita quotidiana di un Premio Nobel. Giorgio Parisi con Piergiorgio Paterlini – La nave di Teseo, 2022, pp302