24 GENNAIO 2014
|Intervento del Dr Maurizio Portaluri al Consiglio Comunale Monotematico “Energia”
Brindisi, 24.01.2014
Le decisioni che il Consiglio Comunale di Brindisi si appresta ad assumere in rapporto alla politica energetica non possono prescindere dalle conoscenze accumulatesi in questi anni sullo stato di salute della popolazione. Nel 2012 per iniziativa del Presidente del Consiglio Comunale Luciano Loiacono, del Consigliere Salvatore Brigante e del Sindaco Cosimo Consales un gruppo di professionisti di varia estrazione scientifica raccolse i dati ambientali e sanitari sino ad allora disponibili in una ricca relazione che da qualche mese è consultabile sul sito web della Città di Brindisi. Il gruppo di lavoro concordò unanimemente su alcune proposte che sono riportate nelle ultime pagine della stessa relazione.
Si farà qui un rapidissimo excursus delle evidenze sanitarie sulla popolazione brindisina in modo che questo Consiglio possa decidere con piena consepevolezza per il futuro.
1) Sin dagli anni ’80 la mortalità degli uomini di questa città risulta superiore rispetto alla media regionale. Si ricava facilmente dai dati ISTAT pubblicati nel 2008 in uno studio di Gianicolo ed altri. Si parla di 15-20 decessi in più ogni anno per tutte le cause su un totale medio di 320 decessi annui negli anni 1981-90 ed altrettanti su un totale di 350 annui nel decennio 1991-01. Dal 2006 al 2009 secondo i dati dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale i decessi in più sono stati 12 ogni anno. Si può ben concludere, con stima cautelativa, che nel trentennio 1980-2010 i decessi in più siano stati non meno di 400.
2) Nel 2004 veniva pubblicato uno studio di popolazione intorno al petrolchimico che rilevava un eccesso di mortalità nei primi due chilometri dal petrolchimico per i tumori del polmone, del sistema linfoematopoietico e della vescica negli anni 1996-1997. (Case-control study on cancer risk associated to residence in the neighbourhood of a petrochemical plant. Belli S, Benedetti M, Comba P, Lagravinese D, Martucci V, Martuzzi M, Morleo D, Trinca S, Viviano G. 2004. Eur J Epidemiol. 19(1):49-54.).
3) Nel 2011 alcuni ricercatori hanno pubblicato dati relativi al periodo 1999-2001 che mostrano chiaramente come nel primo chilometro di distanza dall’area industriale si sia verificato un rischio doppio di tumori al polmone ed alla vescica. Anche il rischio di Linfomi non Hodgkin e Leucemie è aumentato al decrescere della distanza. (Spatial analysis of the risk of multiple cancers in relation to a petrochemical plant.Environmetrics wileyonlinelibrary.com) DOI: 10.1002/env.1138 Calculli C, Pollice A, Serinelli M).
4) Dopo il 2008 sempre grazie allo stesso gruppo di ricercatori di alcuni istituti del CNR di Lecce e della ASL di Brindisi, tra questi il dottor Latini, si apprende che le malformazioni congenite nella città di Brindisi sono il 17% in più di quanto atteso in base al registro europeo delle malformazioni, il 48% in più per le sole malformazioni cardiache. In particolare dal 2001 al 2010 sono nati 189 bambini con malformazioni congenite, 3 in più ogni anno rispetto alla media europea. Ma c’è di più! Lo stesso gruppo di ricercatori ha dimostrato che nelle settimane di gravidanza in cui le malformazioni si generano, le mamme dei bambini malformati hanno respirato, sulla base dei dati delle centraline per il monitoraggio dell’aria, una concentrazione di SO2 superiore a quella respirata dalle mamme che hanno partorito bambini sani. l’ARPA Puglia certifica che il 90% della SO2 emessa a Brindisi proviene dalla produzione di energia.
5) A gennaio 2013 un altro lavoro scientifico condotto sulla nostra popolazione mostra un aumento di ricoveri ospedalieri, dal 2001 al 2007, per malattie cardiache e respiratorie all’aumentare, anche nei limiti di legge, delle concentrazioni di SO2 e NO2 misurate in aria dalle centraline. Inoltre il rischio di ricovero aumenta quando i venti soffiano dal porto e dall’area industriale verso la città. Non è la quantità soltanto degli inquinanti ad essere nociva ma anche la loro qualità! (Acute effects of urban and industrial pollution in a government-designated “Environmental risk area”: the case of Brindisi, Italy. International Journal of Environmental Health Research).
6) Molto recentemente uno studio nazionale ha stimato l’impatto sulla salute della popolazione adulta dell’inquinamento atmosferico in 23 città italiane tra cui Brindisi dal 2006 al 2009 rilevando in questa città undecesso all’anno attribuibile alle emissioni di PM10 (Epidemiol Prev.2013 Jul-Oct;37(4-5):252-62.[Short-term impact of air pollution among Italian cities covered by the EpiAir2 project]. [Article in Italian] Baccini M,Biggeri A; Gruppo collaborativo EpiAir2.)
7) Nel periodo 2005-2009 utilizzando gli archivi dei dati sanitari correnti alcuni epidemiologi hanno messo in evidenza come nelle donne la BPCO sia più frequente tra le residenti nel capoluogo rispetto alle residenti nei comuni della provincia.” (Stima della prevalenza di bronco pneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) nella provincia di Brindisi per gli anni 2005-2009, Antonella Bruni, Emilio Antonio Luca Gianicolo, Maria Angela Vigotti, Annunziata Faustini , in corso di pubblicazione su Epidemiologia&Prevenzione)
8) Infine il registro tumori pugliese per Brindisi ha pubblicato i dati del 2006. Ad una richiesta rivolta al Direttore Scientifico circa un confronto tra i tassi del Registro Jonico Salentino 1999-2001 ed il dato 2006 è stato risposto che l’incidenza nei MASCHI è passata da 385,8 a 395 per 100.000 abitanti e nelle DONNE da 265,23 a 318,4 per 100.000 abitanti ogni anno.
Il quadro fin qui delineato può ben rappresentare “un certificato di sana e robusta costituzione” che si conclude con una prescrizione di non idoneità della città a sopportare ulteriori nocività per la salute collettiva.Non a caso la Valutazione del Danno Sanitario si farà anche a Brindisi e nella relazione presentata dal Prof Assennato nel luglio scorso si fa riferimento alle evidenze emerse dagli studi qui citati sulle malformazioni e sui ricoveri ospedalieri quali basi e motivo della valutazione stessa. E’ ormai chiaro: i limiti di legge per i macroinquinanti non sono limiti sanitari, cioè non mettono al riparo dalle malattie, per questo bisogna ridurre le emissioni.
Il gruppo di lavoro riunitori nel 2012 presso questo Comune così tra l’altro concludeva: “Adottare politiche per la riduzione delle emissioni massiche,da intendersi non solo in aria ma anche nelle altre matrici ambientali, autorizzando solo nuove attività industriali con minimo impatto ambientale e negoziando un programma di consistente riduzione degli impatti ambientali di quelle in esercizio, con particolare riferimento al settore energetico, con la progressiva riduzione del carbone, combustibile notoriamente ad elevato impatto sanitario, e la pianificazione della sua sostituzione con metano, nonchè alle emissioni di benzene provenienti dal polo chimico.
Effettuare controlli frequenti sui combustibili in ingresso e le scorie prodotte
Potenziare i controlli sulle emissioni in aria, acqua e suolo”.
Molte altre indagini sanitarie ed epidemiolgogiche andrebbero condotte. Ci si limita a ricordare quelle suggerite dall’Istituto Superiore di sanità: “La conduzione di uno studio di coorte dei dipendenti del petrolchimico e di alcuni comparti dell’area portuale …..studi geografici a livello sub-comunale. …..uno studio di biomonitoraggio, in modo da distinguere il ruolo delle esposizioni occupazionali da quelle ambientali.”
Non dimentichiamo i lavoratori dell’industria che hanno fornito un tributo di salute e di vita che nessuno finora ha voluto quantificare. Un tributo che viene ancora pagato da lavoratori della chimica, dell’energia, della cantieristica e della meccanica che continuano ad ammalarsi e a morire. E’ chiaro che gli eccessi di morti nel sesso maschile si spiegano in buona parte come “mal da lavoro”. A Brindisi non si è svolto un processo come quello di Porto Marghera perchè non erano mai stati diagnosticati gli angiosarcomi. Quando nel 2011 sono stati diagnosticati non è successo nulla ugualmente.
Tutti i numeri col segno + che sono stati illustrati in questo intervento riguardanti la mortalità, i tumori, le malformazioni, la malattie respiratorie e cardiache hanno avuto e continuano ad avere un costo. Intanto quello della sofferenza di chi li ha patiti, poi quello del dolore dei superstiti quasi mai adeguatamente ristorato. Poi c’è il costo delle cure mediche, spesso effetuate lontano da qui con ulteriori oneri a carico delle famiglie per l’incompletezza dei servizi sanitari offerti localmente. Il costo della compressione di altri settori economici, in primis l’agricoltura. Quanto sono costate le malattie e le morti in più, quali sono stati i profitti realizzati dai gruppi industriali che hanno operato ed operano a Brindisi? Come a Porto Tolle il Sindaco dovrebbe chiedere all’ISPRA di quantificare il costo di questi eccessi e iscriverlo a debito di chi li ha provocati.
Maurizio Portaluri
per le associazioni Salute Pubblica e Medicina Democratica.