Di Emilio Gianicolo*
Alcuni giorni fa sulla stampa è stato pubblicato un appello affinché le amministrazioni comunali e regionali, sul modello di quanto sta avvenendo in Germania, dichiarino la propria disponibilità ad accogliere rifugiati attualmente presenti sull’isola di Lesbo in Grecia. L’appello ha ricevuto e sta ricevendo molte adesioni.
Molto recentemente sul giornale medico tedesco è apparsa l’intervista della dottoressa Marie von Manteuffel, esperta di politica dei rifugiati per i Medici senza frontiere. “Il campo di Moria” – ha dichiarato la dottoressa von Manteuffel – “era stato originalmente pensato per 3.000 rifugiati. Tuttavia, al momento dell’incendio erano presenti nel campo ben 12.000 persone.”
La dottoressa riferisce che fortunatamente la clinica pediatrica allestita nel campo non è andata distrutta durante l’incendio. “Tale clinica svolge un ruolo importante, anche, per esempio, per il sostegno psicologico a giovani con tendenze al suicidio. Al contrario i medici hanno dovuto smantellare un centro dove venivano ospitati in isolamento i pazienti COVID-19”. Per ironia della sorte, in “un campo profughi” che – sottolinea l’esperta di Medici senza frontiere – è “del tutto irregolare, non erano state purtroppo ottenute le necessarie autorizzazioni a costruire il centro COVID-19“ (sic!).
Al momento dell’intervista, erano 35 i pazienti COVID-19 presenti nel campo. Solo sei di essi erano stati rintracciati dopo l’incendio. Ciò determina, chiaramente, un elevato rischio di contagio nella popolazione migrante ed autoctona. “In generale” – sostiene la dottoressa – “nel campo si vive quotidianamente in uno stato di emergenza e non si intravede alcuna soluzione a questo dramma sanitario ed umano”.
Sulla vicenda, come spesso accade quando al centro del dibattito c’è il tema dell’immigrazione, l’Europa è divisa e tale divisione rappresenta il pretesto per rimandare decisioni urgenti. È proprio per questo che assume valore l’iniziativa delle città e delle regioni tedesche. Iniziativa fatta propria da tutti coloro che hanno sottoscritto l’appello affinché la Regione Puglia e le sue città si dichiarino pronte ad accogliere i profughi di Moria.
Il governo tedesco, per voce del viceministro Olaf Scholz (SPD), ha dichiarato di poter accogliere 1.550 rifugiati attualmente in Grecia. Questi si aggiungono ai 150 dei 400 minori senza genitori presenti attualmente sulle isole greche. L’iniziativa della cancelleria tedesca è, nei fatti, l’effetto di una spinta forte proveniente dalle città e regioni tedesche, che si sono dichiarate pronte all’accoglienza. Del destino dei restanti 350 minori tuttavia nella ricca Europa si discute ancora, in quanto paesi come Austria, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca si dichiarano indisponibili ad accogliere rifugiati.
In Germania, se da un lato il movimento di estrema destra Alternativ für Deutschland bolla come pericolosa la scelta del governo di accogliere rifugiati, in quanto la notizia sarebbe accolta nei paesi di origine dei profughi come un invito a emigrare verso l’Europa. Dall’altro lato, movimenti di base, i Linke ed i Verdi giudicano l’iniziativa di Berlino ancora insufficiente e manifestazioni di piazza per l’accoglienza sono programmate per la fine di questa settimana.
Se il dibattito sul tema immigrazione nel Paese di Hegel Kant e Marx è vivo, ed è sostenuto da partiti internazionalisti e movimenti tradizionalmente favorevoli all’accoglienza, cosa accade nel Paese di Gramsci?
L’Italia appare culturalmente succuba del sovranismo. Il prima gli italiani ha non solo fatto presa sulla popolazione che versa in condizione di disagio socio-economico. Il motto trumpiano, scimmiottato dai sovranisti, rappresenta anche un elemento di egemonia culturale che non viene adeguatamente contrastato. Accade, infatti, che l’argomento emigrazione ed accoglienza dei rifugiati, prevalendo la real Politik, non trovi spazio nell’attuale campagna elettorale. Neanche nella campagna elettorale di quella Puglia, che fu un tempo arca di pace.
Ma non dovrebbe rappresentare proprio la campagna elettorale l’occasione per discutere e dibattere di idee alternative di società? In assenza di dibattiti di tale consistenza, le campagne elettorali rischiano, infatti, di essere confronti muscolari, estremamente personalizzati, tra candidati rappresentanti di sistemi di potere sostenuti da porta-voti. E nulla più.
Mainz, 17 settembre 2020 (pubblicato su Quotidiano di Puglia del 19 settembre 2020)
*Università di Mainz