Il fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo con sede a Vecchiano (PI) ha svolto una critica radicale al mercato come modello unico ed imperante dell’economia mettendo in rilievo i meccanismi attraverso cui ha affamato almeno 3 miliardi di persone. Per la costruzione di un’alternativa la via della modificazione del lavoro oggi inteso solo come lavoro salariato, il passaggio dalla ricerca del benessere a quello del benvivere. Gesualdi ha anche affrontato il tema dell’acqua che non può essere privatizzata così come tutto ciò che ha a che fare con diritti fondamentali come la salute e l’istruzione. L’imponente fenomeno migratorio pone certamente il tema dell’accoglienza, ma è rimasto nascosto alla nostra opinione pubblica il fatto che una quantità sterminata di poveri rimane intrappolata nelle aree a rischio da cui provengono i flussi migratori perché non hanno denaro per fuggire. Infine sono state indicate tre urgenze: resistere a questa mercificazione dell’uomo operata dal mercato, sostituire i modelli di lavoro salariato con nuovi modelli di condivisione dei beni; pensare l’utopia e riprendere ad incontrarsi per pensare il cambiamento della società.
Francesco Gesualdi è stato un allievo di don Milani nella scuola di Barbiana e ha fondato più di 20 anni fa il Centro Nuovo Modello di Sviluppo che rilascia periodicamente rapporti sullo stato dell’economia mondiale con la prospettiva di quanti in questa economia sono agli ultimi scalini. Tra gli scritti più recenti del CNMS e di Gesualdi: Sobrietà (2005), Il mercante d’acqua (2007), I fuorilega del nordest (2011), Guida al Consumo Critico (2012), Le catene del debito (2013).
Di seguito il link all’audio dell’incontro di Putignano su Risorsa Umana
http://www.mediafire.com/listen/8snhhugsn84c50r/150919_Gesualdi_Risorsa_Umana_Putignano.MP3
Nel link di seguito la presentazione a Brindisi il 15 febbraio 2014 de Le Catene del debito:
https://www.youtube.com/watch?v=br2uphnZRm8
Infine una relazione tenuta da Gesualdi a Milano il 18.12.2014: L’Italia ha il diritto e il dovere di liberarsi dal debito