Scorrendo i valori delle concentrazioni di alcuni inquinanti nell’aria pubblicati sul sito istituzionale dell’ARPA Puglia dal 1° settembre ad oggi si osserva che le uniche due centraline che misurano gli IPA, un cancerogeno certo, a Torchiarolo e a Brindisi SISRI, non presentano alcun valore in tutto il periodo. Per le polveri PM10 a Brindisi Terminal ci sono valori in 10 su 18 giorni, non ce ne sono affatto a Brindisi Bozzano, non ce ne sono affatto a Francavilla Fontana.
I valori pubblicati sono tutti sotto il valore di 50 microgr/m3, il massimo ammesso dalla legislazione italiana. Ma ai cittadini interesserà sapere quante volte si supera il valore massimo considerato sicuro dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) cioè 20 microgr/m3. Infatti è ormai pacifico che anche al di sotto della soglia dei 50 microgr/m3 si verificano effetti sanitari avversi come dimostrato anche a Brindisi dal recente studio Forastiere. Ai Cappuccini sui primi 18 giorni di settembre in 13 si superano i 20 microgr/m3, al Casale in 4 su 17 giorni in cui sono riportati valori, al Perrino in 2 su 18, al SISRI in 2 su 18, in Via dei Mille in 2 su 17, Via Taranto in 5 su 18. A Ceglie in 8 su 14, a Cisternino in 7 su 14, a Mesagne in 8 su 18, a San Pancrazio in 5 su 17, a San Pietro V. in 4 su 17, a Torchiarolo Fanin in 5 su 18, a Torchiarolo Don Minzoni (la centralina “incriminata” per superare il numero massimo di sforamenti ammessi per legge) in 8 su 18, a Torchiarolo Lendinuso in 3 su 18. A Brindisi le perfomance peggiori si registrano al quartiere Cappuccini e al Centro in Via Taranto. In provincia a Ceglie, Mesagne e Cisternino.
Se si guarda poi al PM2,5, particolato sottilissimo e pericolosissimo per la salute umana ( il cui limite massimo di media annuale ammesso è 25 microgrammi/m3 per la legge italiana, ma per l’OMS è 10 microgrammi/m3) i dati riportati nel 2016 da tutte le centraline pugliesi è superiore a 10 microgr/m3 e quelli più elevati sono registrati a Torchiarolo-Via Fanin (21) e Ceglie Messapica (16). E’ un caso che a Ceglie si sia segnalato (senza alcuna seria risposta istituzionale) qualche anno fa un anomalo picco di tumori al polmone nelle donne che durava dagli anni ’80?
Ci chiediamo se il Sindaco di Francavilla sappia che la qualità dell’aria in quella città non viene più misurata o pubblicata e se il Commissario Prefettizio di Brindisi sappia che gli IPA (cancerogeni) non sono misurati o pubblicati nelle due centraline che li dovrebbero misurare ed inoltre che la centralina di Brindisi Bozzano non riporta dati di nessun tipo ormai da alcuni anni sebbene sia ad Est del polo chimico. Gli IPA peraltro sono implicati nelle malformazioni neonatali che lo studio Forastiere ha confermato (dopo che altri studi come quello di Latini e altri autori le avevano già rilevate) in eccesso a Brindisi nel passato ed ancora oggi.
Il dato dei numerosi superamenti dei 20 microgr/m3 al rione Cappuccini merita un particolare approfondimento sia per comprendere le fonti emissive da cui potrebbero originarsi sia perché in quel quartiere si è registrata una elevata mortalità in entrambi i sessi per malattie respiratorie (studio Forastiere 2000-2013)
Sarebbe poi auspicabile che i Sindaci di Mesagne, Cisternino e Ceglie approfondissero le ragioni di tanti valori superiori al limite ammesso dall’OMS, più frequenti di quelli registrati nelle centraline del capoluogo. Sarebbe necessario anche chiedersi che cosa succeda nei Comuni privi di centraline e lontane da fonti di inquinamento industriale.
Si osserva infine che nell’ultimo rapporto annuale sulla qualità dell’Aria dell’ARPA Puglia non si parla più della misurazione degli IPA e dei metalli pesanti. Nel 2009 a Torchiarolo si misuravano valori di alcuni metalli pesanti come il piombo, l’arsenico, il cadmio ed il nichel più elevati che a Taranto. Una osservazione questa che, se confermata, indubbiamente preoccupa perché sarebbe indicativa di un arretramento della capacità di controllo della Agenzia ambientale regionale . Su questo aspetto i Sindaci e le altre rappresentanze politiche dovrebbero chiedere conto alla Regione Puglia.
Maurizio Portaluri