C’è l’uno maggio libero e pensante. E’ a Taranto, organizzato dai cittadini liberi e pensanti. E il luogo fisico e simbolico dove si incontrano arte musica prospettive movimenti, associazioni, lavoratori e lavoratrici, operai e operaie, cittadini e cittadine di tutta Italia a raccontare le storture di questo modello di sviluppo senza arrendersi che questo sia l’unico possibile.
Ci sono le associazioni di Taranto, c’è chi si mobilita contro le fabbriche di armi, chi racconta le guerre, chi, come Emergency ne raccoglie le devastazioni. Chi racconta di esperienze di transizione agro-ecologia, e chi come si impegna in tutte le forme contro le crisi ambientali e la crisi climatica, ci sono le ragazze della casa della memoria di Peppino Impastato. Ci sono i lavoratori in cassa integrazione. Ci sono quelli contro le grandi opere a volte inutili e dannose da Nord a Sud.
E poi ci sono gli operai a ricordarci che, come sosteneva Alice Hamilton, la madre della tossicologia industriale, sono loro le prime “cavie di questo modello di sviluppo”.
Ma a Taranto hanno voluto anche ricercatori e ricercatrici scientifiche a sottolineare che anche la ricerca non si può sottrarre da queste storture in nome di una sua astratta neutralità. Di seguito l’intervento della dottoressa Cristina Mangia
Presentatrice: Nelle questioni ambientali come quella di Taranto e di molte altre, spesso assistiamo ad una vera e propria battaglia di dati. Il tale esperto scientifico dice una cosa, il tale esperto scientifico ne dice un’altra. Dove sta la verità? Non lo sappiamo perché la scienza non è neutrale. E’ questo l’errore che si compie ed è questo il tema su cui abbiamo chiamato la ricercatrice Cristina Mangia a spiegarci come funziona”.
Cristina Mangia: “Buon pomeriggio a tutti e a tutte. Perché sono qui? Perché sono una ricercatrice pubblica, una ricercatrice pagata su fondi pubblici. Ci insegnano che la scienza è una attività oggettiva e neutrale e che la politica deciderà sulla base delle evidenze che noi ricercatori e ricercatrici offriamo alla politica. Si dimenticano di insegnarci che fare scienza significa farsi delle domande e cercare di rispondere a quelle domande. Oppure rispondere a delle domande sulle quali ci pagano anche o che si fanno altri. E le domande che ciascuno si fa, dipendono dalla sensibilità, dalla prospettiva con cui si guarda al problema. Di fronte allo stesso problema, di fronte all’inquinamento ambientale non tutti si fanno le stesse domande scientifiche: una ricercatrice di un ente pubblico si farà delle domande diverse da uno scienziato pagato dall’industria ma non per disonestà intellettuale, ma perché guarderanno il problema da due angolature diverse. E allora guardando, facendosi anche domande diverse, le risposte saranno diverse. E allora l’importante è avere quante più persone, con più sensibilità a guardare il mondo dell’inquinamento della salute pubblica. Nel tempo io, Antonello Russo, Emilio Gianicolo, Marco Cervino ci siamo fatti un sacco di domande scientifiche su Taranto. Ma dove vanno i fumi emessi dalle ciminiere di Taranto, ma perché in alcuni quartieri si muore di più rispetto ad altri? E questa indicazione (nei giorni di vento forte da nord) di chiudere le finestre, aprire le finestre durante l’ora di pranzo è corretta oppure non è corretta? Abbiamo risposto, abbiamo fatto e pubblicato studi, siamo andati ai convegni … poi sono aumentati gli studi su Taranto, della Regione, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E gli studi aumentano, aumentano, aumentano, le domande nostre sono diventate altre. Ma quanti studi sono necessari per far muovere la politica? Quante evidenze scientifiche dobbiamo produrre per fare in modo che la politica apprenda, per fare in modo che ci siano degli interventi di politica industriale ed interventi di salute pubblica? Si delega alla scienza. Ma chi deve decidere se un rischio è accettabile per una comunità? Non lo si può delegare alla ricerca scientifica, agli scienziati, ai tecnici che litigano nei tribunali davanti ad uno stesso problema. E allora la questione importante forse è che al di là di tutte le forme, al di là di tutta la statistica, al di là di tutte le equazioni matematiche che servono per descrivere un problema di salute e ambiente la questione più importante è decidere come vogliamo vivere. E’ su questo che bisogna chiedere alla scienza. La scienza non si autoafferma da sé, ma risponderà alle domande che noi tutti, voi, noi e la politica saprà farle. Io penso che non esiste una prospettiva unica rispetto ad un problema complesso come l’inquinamento. Di fronte a problemi di salute pubblica bisogna essere tutti insieme in modo partecipato. Buon primo maggio a tutti e a tutte”.
Presentatrice: “Un grazie speciale a Cristina Mangia, un grazie a voi per aver ascoltato. Un grazie a lei. Una persona abituata a parlare più nei contesti accademici, nei seminari, negli incontri che su questo palcoscenico quindi apprezziamo e ringraziamo quello sforzo che ha fatto per cercare di portarvi un concetto importante, da qui in futuro la scienza non è neutrale. Grazie” (trascrizione di Angela Colasuonno)
25 maggio 2022