Sono trascorsi oltre 45 anni dal 26 settembre 1976 quando più di 30 tonnellate di anidride arseniosa si riversarono sull’area dell’ANIC di Manfredonia e sulla città (Mangia e colleghi, 2018). Grazie al lavoro di due ricercatori pubblici quella storia sanitaria oltre che industriale non è destinata alla damnatio memoriae. Emilio Gianicolo, ricercatore dell’Università di Mainz, e Rossana Di Stato, statistica dell’Università di Bologna, con la collaborazione del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Foggia diretto da Luigi Urbano, hanno aggiornato la coorte dei lavoratori del petrolchimico che quella mattina di 46 anni fa furono coinvolti nell’incidente.
Si tratta di oltre 1800 lavoratori seguiti in questi 45 anni, dal 1976 al 2021. Un primo studio fu effettuato alla fine degli anni Novanta dai consulenti della Procura della Repubblica di Foggia nell’ambito del procedimento penale avviato dal sostituto procuratore Lidia Giorgio nell’ambito dell’inchiesta seguita alla denuncia di Medicina Democratica e del lavoratore ammalato Nicola Lovecchio. In questo studio, condotto da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità, erano stati inclusi, per i lavoratori dell’indotto, solo quelli per i quali era stato dichiarato l’infortunio in ragione degli alti valori di arsenico nelle urine (arsenicuria).
Un primo aggiornamento fino al 2016 della stessa coorte fu condotto nell’ambito della Ricerca Partecipata promossa dal Comune di Manfredonia (Gianicolo e colleghi, 2019).
In questo secondo aggiornamento presentato il 22 dicembre scorso ad un convegno promosso dalla ASL foggiana proprio a Manfredonia sono stati inclusi tutti i lavoratori dell’appalto recuperando i circa 400 originariamente esclusi. Purtroppo, i ricercatori non sono riusciti a venire in possesso delle arsenicurie di ciascun soggetto, pure rilevate all’epoca. Tuttavia, lo studio per la numerosità dei lavoratori osservati e per la lunghezza del periodo di osservazione fornisce dati solidi e persuasivi.
I risultati: i lavoratori dell’appalto sono morti più precocemente dei loro compagni dipendenti ANIC probabilmente per il maggior coinvolgimento nelle bonifiche; anche la mortalità per tumore al polmone nei lavoratori che erano residenti a Manfredonia è risultata maggiore rispetto ai non residenti. Aspetto quest’ultimo che permette di ipotizzare una doppia esposizione al cancerogeno per il polmone, al lavoro e in città. Questo smentirebbe la tesi di fondo che porto all’assoluzione nel processo degli imputati e che cioè gli alti livelli di arsenico nei lavoratori registrati dopo molti mesi dall’incidente dipendessero dall’alimentazione a base di crostacei, giacché l’arsenico organico proveniente da tale alimento non è cancerogeno (all’epoca non era possibile distinguere i due tipi di arsenico) (Di Luzio, 2003, Langiu e Portaluri, 2008; Malavasi, 2018,).
Purtroppo, la vicenda di Manfredonia, denominata la “Seveso del Sud”, l’incidente avvenne infatti tre mesi dopo quello dell’ICMESA di Meda, non ebbe la stessa attenzione della vicenda lombarda, nonostante cospicui finanziamenti regionali (Legge Regionale numero 24 del 1977), circa due miliardi delle vecchie lire di cui si persero le tracce, fossero stati destinati tra gli altri alla tutela della salute dei lavoratori (Portaluri, 2020). A Seveso fu subito costituita una coorte di popolazione seguita per trenta anni. A Manfredonia c’è voluta un’indagine penale, delle iniziative del Comune e quella indipendente di ricercatori pubblici per ottenere, tra mille difficoltà, i dati che oggi conosciamo sui lavoratori. L’eccesso di morti per tumori polmonari e per cardiopatie nel Comune Manfredonia, emerso dalla Ricerca Partecipata, non ha avuto a tutt’oggi dalla autorità sanitarie né un supplemento di assistenza né di attività di screening, almeno per il tumore al polmone che oggi è ormai dimostratamente possibile.
Qui il video con le due relazioni presentate a Manfredonia il 22 dicembre 2022
Riferimenti bibliografici
Di Luzio G. I fantasmi dell’Enichem, la lezione di civiltà di un operaio del petrolchimico di Manfredonia, Baldini Castoldi Dalai Ed., 2003
Langiu A, Portaluri P. Di fabbrica si muore. La storia come tante di Nicola Lovecchio morto di tumore al petrolchimico di Manfredonia. Manni editore, 2008.
Malavasi G, Manfredonia. Storia di una catastrofe continuata. Ed. Jaca Book. 2018.
Portaluri M. Il processo ai dirigenti dello stabilimento Enichem ex Anic e a due medici del lavoro. In: Non abbassare la guardia. Mai. Manfredonia la catastrofe continuata di Mastrogiovanni M, Calderoli M, Mazzotta M, Portaluri M, Porcu R, Gianicolo E, Collettivo InApnea, Lo Spazio Popolare Autogestito “Nicola Lovecchio”. Ed. Bepress. 2020
Grazie di cuore dr. Portaluri, il suo amore e l’infaticabile impegno a favore della salute della popolazione e dei dipendenti dell’ex Enichem di Manfredonia ci commuove e ci incoraggia a continuare a lottare perché le istituzioni competenti mettano in atto iniziative concrete per una vera bonifica , screening gratuiti tumori, in primis, polmoni,e quanto altro necessario per restituire dignità a questa nostra città sacrificata sull ‘altare dell’industrialismo di stato senza morale .