In memoriam di Nicola Lovecchio scienziato “scalzo”, Rosanna Giordano attivista ambientalista e di tutte le vittime del petrolchimico.

Il nuovo Sindaco di Manfredonia, dott. Domenico Lamarca, appena eletto alla guida della sua Città ha giustamente rivolto un interpello alla ARESS Puglia per richiedere “dati epidemiologici aggiornati per il comune di Manfredonia”. Questa bellissima e antica città pugliese si è ritrovata inquinata nel suolo, nelle falde acquifere e nel mare al cessare della industrializzazione lì avviata a cavallo degli anni 60 e 70. Senza dimenticare la rottura della colonna cosiddetta dell’arsenico che provocò la dispersione nell’ambiente di un cancerogeno certo in una quantità stimata fino a 39 tonnellate il 26 settembre 1976, tre mesi dopo l’incidente di Seveso. Questa condizione ha fatto sì che vaste aree ricadenti nel comune di Monte Sant’Angelo ed anche altri propriamente appartenenti alla città sipontina venissero classificate nel 1998 Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN). E’ noto infatti che l’impianto chimico Anic-Enichem aveva sede su terreni di quel Comune ma proprio a ridosso della Città di Manfredonia e su questa aveva riversato le sue emissioni nei 20 anni di esercizio. Successivamente per Manfredonia il sito fu classificato di interesse regionale. In tutta Italia gli oltre 50 SIN, così denominati per la possibilità che il grave inquinamento avesse provocato degli effetti sanitari nelle popolazioni residenti, sono stati oggetto in questi decenni di un’attività epidemiologica da parte di autorità sanitarie governative di concerto con quelle regionali nota come Studio SENTIERI che periodicamente ha rilasciato dei rapporti con dati non sempre aggiornatissimi e quasi sempre di sola mortalità. Comunque, meglio di niente. È chiaro che l’epidemiologia da sola non mette al riparo dai rischi per la salute, da questi si proteggono le popolazioni riducendo al minimo possibile la loro esposizione alle sostanze chimiche in grado d nuocere alla salute e questo si fa in primis con le bonifiche. Non sono abbastanza informato per dire se non ci sono più rischi per la salute a seguito delle bonifiche eseguite, posso dire da comune cittadino che trent’anni per bonificare sono troppi e che durante questi decenni l’esposizione della popolazione è sicuramente continuata.

Oltre SENTIERI al monitoraggio dello stato di salute della popolazione di Manfredonia hanno concorso diversi studi epidemiologici. Quello della Medicina del Lavoro dell’Università di Bari che nel 1983 eseguì dei controlli sulla funzionalità epatica dei lavoratori esposti all’arsenico durante l’incidente di 6 anni prima. In quella occasione la Medicina del Lavoro di Milano coniò la nota teoria secondo cui l’arsenicuria elevata riscontrata nei residenti a Manfredonia dipendesse dal consumo di crostacei. Teoria successivamente smentita dagli studi sopraggiunti. Poi si ebbe lo studio epidemiologico nell’ambito del procedimento penale promosso dalla Procura della Repubblica di Foggia a seguito della indagine dal basso condotta sui lavoratori dal capoturno Nicola Lovecchio e della successiva denuncia dei Medicina Democratica nel 1996. Il processo si concluse nel 2007 senza individuare colpevoli ma con un risarcimento alle vittime da parte di Eni e con l’evidenza che tra gli operai con più di 20 anni di latenza dal 1976 si era verificato il doppio dei decessi per tumore al polmone. Poi nel 2013 l’allora Sindaco Riccardi, preoccupato dalla notizia che nei lavoratori della bonifica si erano riscontrati valori di arsenico nelle urine elevati, provocò lo studio noto come Ricerca Partecipata che evidenziò dati importanti: eccessi di tumore polmonare, di infarti del miocardio e di malformazioni neonatali. Sulle malformazioni neonatali a Manfredonia ci sono state conferme anche da parte di un successivo studio nazionale.

Nel luglio scorso uno studio di ricercatori dell’Università tedesca di Mainz e di Bologna ha confermato che i lavoratori più esposti dell’ANIC-ENICHEM, seguiti nel loro destino sanitario per oltre 40 anni, hanno vissuto di meno dei loro colleghi con minore esposizione e quelli residenti nella città di Manfredonia hanno avuto una mortalità per tumore al polmone più elevata. Lo studio ha incluso anche tutti i lavoratori indiretti che all’epoca dell’incidente del 1976 non si erano infortunati e che erano stati esclusi dalla coorte studiata dai periti della Procura.

Chi ha risarcito tutto questo danno? Che benefici ha avuto la città di Manfredonia oltre i 300.000 € dall’ENI per uscire dal processo prima citato come parte civile? Ha forse avuto i circa 130 milioni di € per avere cure migliori per i suoi cittadini feriti come a Taranto?

La risposta di ARESS alla richiesta del Sindaco si colloca in questa storia industriale, giudiziaria e scientifica molto succintamente riassunta. ARESS conferma che “per alcune sedi si evidenziano rischi significativamente più elevati del confronto (incidenza del tumore del polmone negli uomini, mortalità per tumore del colon-retto e malattie neurologiche nelle donne) e rischi significativamente più bassi del confronto (incidenza del tumore della tiroide nelle donne, mortalità per i tumori maligni di fegato, vescica e rene negli uomini, per malattie cardio-circolatorie e respiratorie in entrambi i sessi). Rispetto al rapporto Sentieri, non si evidenzia più l’eccesso di mortalità significativo per il tumore dello stomaco nei maschi, ma va segnalato quello relativo all’incidenza del tumore del testicolo. Per l’ospedalizzazione l’analisi degli andamenti mostra una sostanziale convergenza con i trend provinciali, con l’eccezione delle malattie cerebrovascolari che presentano un andamento in aumento fino al triennio 2015-2017 per poi ridiscendere nei trienni successivi ma a valori più elevati del confronto”.

Stranamente non si parla delle malformazioni neonatali e degli altri indicatori di salute materno-infantile come le gravidanze abortive e il basso peso alla nascita di cui pure SENTIERI si era interessato rilevandole ancora in eccesso. ARESS conferma che l’incidenza del tumore al polmone è più alta dei confronti e l’eccesso di mortalità per lo stesso tumore si è abbassato rispetto ai decenni scorsi. Quindi il problema c’era dieci anni fa e c’è ancora. Circa dieci casi in più dal 2017 al 2023 non possono sembrare pochi.

Non condivido il titolo di un recente comunicato ambientalista, Qui si muore come mosche, ma se fossi il Sindaco di Manfredonia non resterei inerte, non mi conforterebbe neppure la promessa dello studio di coorte annunciato sempre da ARESS ed altri a settembre. Arriva, come quelli a Brindisi e a Taranto alcuni anni fa, ormai “a babbo morto” e confermerà quanto già si sa.

Cosa fare allora? Intanto vedere quanto arsenico c’è ancora nell’ambiente. Quindi offrire a tutti i cittadini che abbiano le caratteristiche di età, abitudine tabagica e storia occupazionale coerenti con le recenti linee guida a riguardo, un serio screening del tumore del polmone con TAC torace a basso dosaggio. In altri paesi europei è ormai adottato accanto agli altri screening oncologici. Infine, monitorare la salute materno-infantile con l’epidemiologia offrendo da subito anche quella assistenza sanitaria e sociale alla maternità che nel frattempo è stata smantellata. Dirotterei su queste azioni che possono salvare vite umane le risorse PNRR previste per lo studio epidemiologico di coorte.

Maurizio Portaluri

Bergamo, 2 novembre 2024