di Vito Totire
Il primo istinto nell’apprendere la tragica notizia è stato vedere la nazionalità dei bambini; non perché il “peso” del lutto sia diverso da caso a caso ma per constatare se anche questa tragedia fosse da collocare nell’ambito della diversità di speranza di vita e di salute che esiste tra immigrati e autoctoni che in verità coincide con la discrepanza tra più ricchi e più poveri; gli annegamenti come le morti per intossicazione da ossido di carbonio flagellano in particolare le comunità di immigrati; non si tratta solo di una constatazione empirica ma persino di un “dato epidemiologico”; il filo conduttore di tipo eziologico non è, in astratto, il paese di provenienza ma il livello di povertà; la chiave di lettura che l’Avvenire fa di questa ennesima tragedia di Manfredonia (un territorio che ha già ampiamente sofferto dello “sviluppo industriale” che gli è stato imposto) è pienamente condivisibile: due morti sul lavoro; è una chiave di lettura che denuncia la immane tragedia e fa intravedere nettamente una necessità di cambiamento che deve investire le organizzazioni lavorative le quali, come preconizza da decenni la carta stampata (il tutto “rimasto sulla carta”) della UE, devono tenere conto dei carichi sociali e familiari, anche per evitare rischi e condizioni di abbandono.
Alcune riflessioni sul territorio della regione Puglia: l’ultimo tragico evento di Manfredonia ricorda quello di pochi anni fa di cui furono vittime Ciccio e Tore; certo si è trattato di dinamiche diverse ma comunque legate al tema dei rischi incontrollati nel territorio; le tante recenti morti operaie da Monopoli a Gioia del Colle, senza dimenticare la strage ferroviaria di Corato del 2016 e i tanti altri omicidi “singoli” sul lavoro ci inducono a proporre, per l’anniversario della strage della fabbrica di fuochi artificiali di Modugno (24 luglio), una discussione su cosa possiamo fare per prevenire nuove catastrofi umanitarie; a chi è motivato a partecipare invieremo un link.
Un abbraccio ai familiari dei due poveri bambini con la speranza di riuscire ad “arrivare il giorno prima” e con la consapevolezza che se e quando non siamo efficaci nel prevenire, nonostante i nostri buoni sentimenti, rischiamo di essere corresponsabili e ci riesce impossibile “dormire il sonno dei giusti”.
Vito Totire, medico del lavoro, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Bologna, 13 luglio 2023