E’ stato presentato a Bari il primo rapporto triennale del registro tumori della provincia di Brindisi con i dati relativi al periodo 2006-2008 e molti si chiedono se si possono già cominciare a trarre alcune indicazioni utili per le attività di tutela della salute pubblica. Si tratta di un traguardo importante che darà i suoi frutti sul piano della prevenzione quando il periodo di osservazione sarà più lungo, ma intanto si possono trarre indicazioni per dimensionare bene le attività di cura, e lo si può fare partendo da qualche raffronto è possibile farlo anche con questi dati preliminari.
Nel registro tumori del 1999-2001, quello noto come Jonico-Salentino, i tumori/anno negli uomini erano 864 e nelle donne 723 mentre nel triennio appena pubblicato i tumori/anno sono 1006 negli uomini e 909 nelle donne. Quindi in termini assoluti nella seconda metà del decennio scorso ci sono stati ogni anno più malati di tumore rispetto ai primi anni del decennio stesso. Le cause dei tumori registrati nel periodo in questione si collocano almeno alcuni decenni prima della loro diagnosi. Perciò molte potrebbero non essere più attive. Molto più vicine nel tempo sono invece quelle dei tumori infantili e dei tumori del sistema linfoemopoietico, come le leucemie ed i linfomi.
Da uno sguardo generale le diverse province presentano tassi di incidenza per tutti i tumori inferiori all’insieme dei registri tumori italiani ma superiori a quelli dell’Italia meridionale. Ciò vale per entrambi i sessi ma particolarmente per i maschi. Il mesotelioma, tipico tumore da amianto, nei maschi è elevato a Taranto e Brindisi. Sempre a Brindisi è più elevata del dato nazionale l’incidenza del linfoma non Hodgkin. Nelle donne i tumori della mammella sono più elevati rispetto ai registri meridionali nelle province di Taranto, BAT e Brindisi. A Brindisi capoluogo i tassi annui sono più elevati per tutti i tumori rispetto alla provincia, sia negli uomini (circa 10 casi in più ogni 100.000 abitanti), che nelle donne (14 casi). I linfomi non Hodgkin nei maschi sono più elevati rispetto a quelli della provincia, dei registri nazionali e meridionali. Nei maschi il tasso dei mesoteliomi è superiore nel capoluogo in confronto alla provincia, al pool nazionale e a quello meridionale. Si tratta di conferme di criticità già note che attendono da anni azioni di prevenzione, essenzialmente politiche (bonifiche, riduzione delle emissioni, nuove produzioni a basso impatto ambientale) e sanitarie come la sorveglianza dei lavoratori già esposti all’amianto ed ai cancerogeni che tarda a partire.
Se guardiamo ai tumori infantili (0-14 anni) il rapporto mostra a Brindisi per le leucemie un tasso di 53,6 casi per milione, seconda a Taranto (55) e in linea con quello nazionale (53,9); per i linfomi a Brindisi un tasso di 35,5 secondo a Taranto (42,8) e superiore a quello nazionale (25.3). Se guardiamo al solo linfoma non Hodgkin il primato è di Brindisi (20,3) seguita da Taranto (17,8) e dal tasso nazionale (11,2). I tumori infantili ci parlano di esposizioni recentissime e non può non sorprendere la coerenza del dato dei linfomi non Hodgkin adulti ed infantili a Brindisi. Il linfoma non Hodgkin a Brindisi può avere una relazione con le emissioni industriali di benzene, per le quali la nostra area industriale è tra le prime in Puglia, con le attività di incenerimento di rifiuti e le discariche, lo stesso tumore può avere relazioni con i fitofarmaci e le discariche.
L’aumentata incidenza e mortalità di questa malattia nei pressi del polo chimico era già stata evidenziata in due studi pubblicati dopo il 2000 ma relativi agli anni ’90. Nel 1995 era stato pubblicato uno studio che segnalava un eccesso di mortalità per questo tumore negli anni ’80. Inoltre il primato di mesoteliomi a Taranto e Brindisi è chiaro indizio di presenza industriale di amianto. Anche se stiamo parlando di un periodo non vicinissimo all’oggi (2006-2008), il rapporto del Registro Tumori Puglia fornisce qualche indicazione per l’approfondimento e per qualche chiara misura preventiva (riduzione delle emissioni di benzene, contrasto alle attività di incenerimento, bonifiche).
Naturalmente l’incidenza dei tumori non costituisce l’unico indicatore di salute di una popolazione. Mortalità, ricoveri, esenzioni del ticket, consumi farmaceutici, certificati di assistenza al parto, malformazioni e i cosiddetti “dati correnti”( le cui analisi continuano ad essere richieste alle ASL da cittadini ed associazioni), darebbero informazioni più aggiornate e relative a rischi temporalmente più prossimi a noi.
La parola ora passa ai cittadini ed alle istituzioni democratiche. I Sindaci e le comunità locali dovrebbero chiedere il dettaglio comunale e se possibile sub-comunale del Registro Tumori, nonchè l’analisi degli altri più aggiornati dati sanitari per avere continuamente sotto controllo il polso della salute della popolazione.
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