Salute Pubblica ha inviato ai Sindaci di Lecce, Trepuzzi, Surbo e Squinzano alcune osservazioni su alcune relazioni allegate alla richiesta di autorizzazione per la costruzione della discarica di rifiuti speciali in località PARACHIANCA vicino Trepuzzi.
Relazione Dispersione atmosferica Giugno 2017
- E’ assente una stima delle emissioni in atmosfera generate dai mezzi di trasporto per il conferimento dei rifiuti in discarica. Come è noto queste sono sia di natura gassosa che particellare (ossidi di azoto, ossidi di zolfo, PM10, benzene e monossido di carbonio etc). L’impatto di queste emissioni dovrebbe sommarsi a quello stimato nello studio.
- Sebbene menzionate nel titolo del paragrafo 4.2 nello studio è assente una stima delle emissioni di inquinanti in forma particolata e conseguente impatto in atmosfera sia durante la fase di cantiere che in quella di esercizio dell’opera.
- Come riportato a pagina 68-59 per i vari inquinanti la normativa prevede il rispetto sia dei valori medi annuali che dei valori massimi (a differenza degli odori dove le indicazioni riguardano essenzialmente i picchi di concentrazione). Nella relazione è assente un qualsiasi riferimento alla media annuale dei vari inquinanti menzionati legati alle emissioni, almeno quelle prese in considerazione in questa relazione. Pertanto non è possibile valutare il contributo medio annuale delle emissioni rispetto alla normativa vigente e neanche l’area di massima ricaduta.
- Per quanto riguarda inoltre le mappe COT e HCl di pag 75 e 77, vengono riportate come simulazioni mediate su un’ora, ma ricalcano nella forma quelle dei massimi di concentrazioni. Sarebbe opportuno riportare per ciascun inquinante la mappa dei valori della media annuale e dei massimi di concentrazione.
Studio di impatto sanitario Giugno 2017
La procedura utilizzata nella valutazione dell’impatto sanitario presenta diverse ambiguità, che rendono di fatto impossibile una valutazione dell’impatto sanitario delle emissioni, seppur limitatamente a quelle fin qui prese in considerazione dai proponenti e che potrebbero escludere ulteriori emissioni rilevanti (quelle per esempio del traffico degli automezzi di trasporto, che comporterebbero emissioni anche di sostanze cancerogene non annotate e valutate nello studio). Di seguito si riporta l’esempio della criticità di metodo e dati utilizzati per valutare gli ossidi di azoto.
Gli estensori del rapporto facendo riferimento alle linee guida valutazione (VIIAS) applicano la procedura del Risk assesment (pag 34) agli ossidi di azoto utilizzando un valore di Reference Concentration (RFCi) che sarebbe desunto dai citati database EPA e ISS-INAIL (pag 32). Nei database EPA e ISS-INAIL non è stato possibile reperire alcun valore di RFCi per gli ossidi di azoto. Non è chiaro pertanto quale valore sia stato utilizzato per la procedura. Tra l’altro appare alquanto singolare il fatto che mentre il valore medio annuo di protezione della salute per NO2 fissato dalla normativa sia 40 μg/m3, l’aver utilizzato nel Risk Assessment un valore pari a più del doppio (9.34E+01 ovvero 93.4 μg/m3) non si traduca in effetti sulla salute. Per gli ossidi azoto l’EPA (Environmental Protection Agency) suggerisce di utilizzare il riferimento ai limiti della normativa, le linee guida per la VIIAS (Linee guida per la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario) nelle procedure di autorizzazione ambientale (VAS, VIA e AIA) suggeriscono di utilizzare le funzioni concentrazione-risposta (FCR) disponibili per gli ossidi di azoto. Riassumendo le due principali criticità fin qui emerse sono l’insufficienza delle emissioni considerate e l’incorretta procedura di valutazione impatto sanitario e ambientale.
Integrazione studio sanitario Giugno 2017
Nello studio sanitario rileviamo alcune criticità che è necessario porre all’attenzione.
– L’autore trae le proprie conclusioni sull’intera area, sebbene abbia condotto analisi per i singoli comuni e, ancora di più, nonostante nei singoli comuni vi siano eccessi di decesso e ricovero per diverse patologie, neoplastiche e non, ed eccessi per l’incidenza di diversi tumori. Tra questi, si segnalano:
– nel Comune di Trepuzzi, un eccesso per i Linfomi Non Hodgkin, tumori che sono stati riscontrati in diversi studi intorno a discariche (Porta D. et al Environmental Health 2009)
– L’autore non riporta nella sua analisi indicatori della salute riproduttiva, quali per esempio le gravidanze con esito abortivo e malformazioni. Tali indicatori sono stati recentemente analizzati in aree geografiche limitrofe a quelle in questione (Bauleo, Forastiere, 2017) in associazione alle emissioni di tre centrali termoelettriche dell’area brindisina.
– Le linee guida di ISPRA per “la Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS) nelle procedure di autorizzazione ambientale (VAS, VIA, AIA)” prevedono (pag. 44) di riportare “studi, ricerche o valutazioni sanitarie sull’area d’interesse che evidenzino esposizioni, sensibilità o patologie nella comunità” (Assennato G. (coord.) e il Gruppo di lavoro Inter-Agenziale Ambiente e Salute. Pp.111; Roma, Aprile 2015). Tale aspetto viene del tutto ignorato dall’autore. Vi sono, infatti, alcuni studi svolti nell’area salentina. Tra questi vi è, per esempio, la valutazione di impatto della centrale termoelettrica di Cerano, in termini ambientali (particolato primario e secondario) e sanitari (mortalità per tutte le cause).
– L’autore assume come riferimento per l’analisi dei dati dei comuni interessati la media regionale mentre sarebbe stato corretto assumere anche la media provinciale, considerata la maggiore omogeneità delle popolazioni indagate con la popolazione provinciale rispetto a quello regionale; considerata la nota presenza di eccessi per tutte le neoplasie nella provincia di Lecce e considerato che, sul piano dell’organizzazione sanitaria (ospedalizzazione) il territorio provinciale coincide con l’ASL di Lecce, entità organizzativa al suo interno più omogenea dell’intero servizio sanitario regionale.
– il rilievo di un vantaggio di alcuni tassi per alcune cause di morte o di ricovero non può rappresentare un motivo per giustificare l’aggiunta di ulteriori rischi, bensì una ragione in più da parte dei responsabili della salute pubblica per conservare tale vantaggio di salute alla popolazione amministrata.
Brindisi, 18 ottobre 2017