E’ stato pubblicato sull’American Journal of Industrial Medicine lo studio sulla coorte dei lavoratori esposti ad arsenico dopo l’incidente del 1976. (1) Si completa così con la salute dei lavoratori lo studio promosso dall’amministrazione comunale di Manfredonia nel 2015 che aveva già dato alla luce nel 2017 la parte relativa alla popolazione. In questa erano emersi, dopo l’esplosione, un aumento di mortalità generale, per infarto miocardico e per tumore al polmone (tipico dei composti contenti arsenico) e per malformazioni neonatali. (2)
Dal confronto della mortalità tra i lavoratori e la popolazione della Provincia di Foggia emerge che gli addetti più esposti nelle operazioni di disinquinamento presentano eccessi di mortalità per tumori dell’apparato respiratorio – in particolare del polmone – delle ossa e degli organi genitourinari. Tra tutti i lavoratori si riscontrano valori elevati di mortalità per melanoma della pelle. Inoltre, si verificano eccessi di mortalità per mesotelioma pleurico, verosimilmente attribuibili ad esposizione all’amianto, utilizzato massicciamente negli impianti petrolchimici.
Per il tumore polmonare tra i lavoratori delle ditte in appalto si può ipotizzare un ruolo causale dell’esposizione ad arsenico. In particolare, 5 casi di tumore polmonare non si sarebbero osservati (intervallo di confidenza al 95%: 1-8) se non vi fosse stata esposizione ad arsenico.
Infine, dallo studio emerge che tra i lavoratori residenti a Manfredonia si è registrato un rischio di mortalità per tumore al polmone superiore ai lavoratori non residenti. Questo dato smentisce la vulgata fatta circolare per decenni che l’arsenico elevato nelle urine dei lavoratori dipendesse dall’alimentazione a base di crostacei dei manfredoniani. Qualunque sia il racconto che si vuole accreditare sull’arsenico urinario, lo studio dimostra che i lavoratori residenti a Manfredonia sono morti per tumore al polmone più dei residenti in altri Comuni e non certo per i gamberetti.
Ora che la ricerca scientifica ha detto la sua, peraltro coinvolgendo la popolazione attiva, si tratta di mettere mano alla prevenzione. Intanto quella che proviene dalla reale bonifica dell’area industriale al cui interno è ancora rinvenibile arsenico. Quindi quella sulle persone: un dato così chiaro sull’eccesso di tumori al polmone meriterebbe un’attenzione particolare da parte dell’Amministrazione Comunale e delle autorità sanitarie. A tutti gli ex lavoratori Enichem (se non a tutti i cittadini al disopra di 55 anni) andrebbe offerto uno screening per il tumore al polmone la cui efficacia nel ridurre i decessi per questa causa continua a ricevere conferme scientifiche. In tal senso si è espressa anche una recente interrogazione del consigliere comunale di opposizione Italo Magno che cogliendo il senso degli esiti degli studi condotti, ne trae alcune conseguenze operative e chiede all’Amministrazione di richiamare l’attenzione delle autorità ambientali e sanitarie sulla necessità delle bonifiche e dello screening per il tumore al polmone.
11 gennaio 2019