Il 18 dicembre a Torino, in via Genova, una gru montata per il rifacimento della facciata di un condominio è crollata uccidendo i tre operai che si trovavano sulla piattaforma sospesa e ferendo altre tre persone tra cui il gruista.
Di Vito Totire*
Strage di Torino: occorre una inchiesta pubblica che evidenzi le cause di questa ennesima strage; non crediamo alla ipotesi della “imprevedibilità”. Nella città della strage della Tyssenkrupp non c’è spazio per la “rimozione”.
Chiediamo che venga istituito, sull’esempio dei mesoteliomi, il registro nazionale infortuni mortali sul lavoro (RENAINFMORTALI) che sia retroattivo (per gli ultimi 5 anni) con la speranza di non doverlo compilare con nuovi eventi e con la aspettativa di mettere in campo uno strumento utile per la prevenzione.
Impossibile spiegare “dall’esterno” la ultima strage sul lavoro: se riconducibile ad una causa fisica o a un problema di organizzazione del lavoro; certo le dinamiche degli infortuni sono sempre più complesse a causa della frammentazione della organizzazione del lavoro e della aleatorietà delle procedure per la “valutazione del rischio”; alcune fonti asseriscono che non vi è stato cedimento del punto di appoggio della gru; il servizio di medicina del lavoro della Ausl è intervenuto con i suoi primi rilievi di cui, ovviamente, non sappiamo ancora nulla; quello che ci pare da escludere è che il tragico evento fosse davvero imprevedibile; basta con la consolatoria teoria della “calamità”; altri eventi analoghi, spesso meno tragici, hanno a volte rivelato subito le cause, per esempio, smottamenti del terreno dopo forti piogge e cedimento del punto di appoggio; oppure cedimenti di attrezzature non adeguatamente omologate.
Certamente alcuni fattori di contesto sono stati già segnalati da alcuni sindacalisti: la “fretta” indotta dalla gestione del superbonus (sappiamo dalle cronache che a Bologna si è verificata una rissa tra esponenti di due imprese che si litigavano un punteggio); se questa “fretta” è reale occorre che il governo rassicuri su una gestione del 110% su tempi anche più lunghi e comunque meno tassativi che consentano a tutti i potenziali fruitori di non essere esclusi; se invece per carenza di strumentazione si verifica la tendenza ad utilizzare attrezzature “difettose” occorre che anche questo aspetto sia tenuto preventivamente sotto controllo, “il giorno prima“; ma la “fretta” è una costante micidiale quasi sempre presente nei cantieri e foriera di infortuni o danni alla salute con più o meno lunga latenza: si monta il ponteggio male o si vernicia a spruzzo piuttosto che a pennello perché si “deve” consegnare prima: la “fretta” è un fattore di rischio quotidiano!
Nel formulare le più vive condoglianze ai familiari dei lavoratori caduti Filippo Falotico, Roberto Peretto e Marco Pozzetti, avanziamo la istanza di riconoscimento di parte civile nel procedimento di indagine: per capire e cercare di prevenire.
* medico del lavoro, portavoce Rete europea per la ecologia sociale (AEA, “Chico Mendes”, Lega animalista, centro F. Lorusso)
Bologna, 20 dicembre 2021