Riceviamo da Vito Totire, sempre attento alla salute in carcere, un articolo sul recente suicidio del detenuto Stefano Monti nel carcere della Dozza di Bologna. Certo la condizione dei detenuti non è nell’agenda politica della maggior parte degli attori politici. Tuttavia notizie di suicidi, di sovraffollamenti, di condizioni ambientali difficili, di carenza di attività rieducative si susseguono sui media senza significative risposte. Anche le carceri pugliesi soffrono delle stesse problematiche. Un’interessante testimonianza sul carcere di Bari e Brindisi è stata proposta da “Radio Carcere”, la nota trasmissione di RadioRadicale, il 6 giugno scorso. Vi si parla di alcune incomprensibili restrizioni, della carenza di importanti attività e di un suicidio occorso nell’autunno scorso. Anche per le carceri pugliesi è necessaria maggiore vigilanza e prevenzione.
“Suicidio” di Stefano Monti: basta col senno di poi e le lacrime di coccodrillo; si deve indagare per omissione dolosa di misure di prevenzione.
Neppure Foucault aveva previsto che il peggio poteva ancora venire; descrivendo il metodo delle istituzioni totali lo descrisse come ispirato alla prassi di “sorvegliare e punire”; oggi invece assistiamo ad eventi e metodi, e non certo per la prima volta, che dal “sorvegliare e punire” sono passati al PUNIRE E BASTA, SENZA NEANCHE SORVEGLIARE.
Sono passati circa 33 anni dal primo “suicidio” nel carcere di Bologna della Dozza; la prima persona fu una donna (J.B.) per la quale il magistrato competente aveva disposto il trasferimento in una clinica; la dona si “suicidò” dopo aver battuto per ore o per giorni sulle sbarre della cella gridando “mi uccido”, mandando nel panico e nella angosciosa condizione di impotenza le sue compagne di reclusione che dovettero assistere ad una morte che definire “annunciata” sarebbe un eufemismo; non fu individuato nessun colpevole; pare che il problema fosse la indisponibilità (in tempo utile) di mezzi logistici per effettuare il trasferimento pur disposto dal magistrato; dopo quel primo suicidio la Dozza è stata tragico teatro di numerosi altri episodi analoghi; non solo la Dozza se ricordiamo il “caso” del cittadino di origini africane morto nella questura di Bologna pochi mesi fa ; chiedemmo in quella circostanza le dimissioni del questore ma la nostra istanza ebbe spazio solo sul blog di Daniele Barbieri e sulla agenzia stampa Agorà; le istituzioni optarono per la rimozione.
INFATTI LA RIMOZIONE E’ STATA LA CIFRA DOMINANTE DEL TEMA “PREVENZIONE DEL SUICIDIO” TEMA SOLLEVATO A GRAN VOCE DAI CITTADINI, DALLE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO, DA UN NUMERO ENORME DI SOGGETTI CHE LAVORANO FUORI DAL PALAZZO E CHE DA PALAZZO NON VENGONO MAI ASCOLTATI.
Oggi di fronte all’ultimo tragico evento di morte nella Dozza non possiamo accontentaci di dichiarazioni del senno di poi e di generiche critiche; ci vogliono i fatti:
- ANZITUTTO UN PIANO CONCRETO ED OPERATIVO DI PREVENZIONE; più di trent’anni fa fu affidato un incarico ministeriale allo psichiatra Paolo Crepet; cosa ne è stato?
- CONTESTUALMENTE PER LA VICENDA DI STEFANO MONTI OCCORRE ACCERTARE E PERSEGUIRE LE EVIDENTI RESPONSABILITA’ OMISSIVE DOLOSE E/O COLPOSE; basta con le frasi di circostanza, basta con le interpretazioni psicologiche e sociologiche a posteriori; che la condotta della accusa sia stata aggressiva o no, questo ha una importanza relativa, la prevenzione del suicidio deve prendere in esame tutte le reazioni possibili, anche quelle a una “condanna giusta” quando questa lo fosse veramente;
- DUNQUE NOI ESIGIAMO DI SAPERE: IN CHE COSA SI E’ CONCRETIZZATA A STRATEGIA DI PREVENZIONE A SUPPORTO DELLA SPERANZA DI VITA DI STEFANO MONTI? Il Ministero di Grazia e giustizia, la direzione del carcere, la Ausl di Bologna, il signor sindaco , SONO IN GRADO DI RISPONDERE?
A PARTIRE DA QUESTE OSSERVAZIONI ANNUNCIAMO CHE PRESENTEREMO LA PROSSIMA SETTIMANA UN ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PER LA APERTURA DI UNA INCHIESTA FINALIZZATA A VALUTARE LA SUSSISTENZA DI CONDOTTE DOLOSE O COLPOSE IN QUANTO A OMISSIONE DI MISURE DI PREVENZIONE.
Un appello a chi sa: le notizie relative alla dinamica materiale del gesto sono contraddittorie, se qualcuno ci volesse comunicare particolari, siamo interessati a raccogliere testimonianze; ai familiari, all’avvocato della difesa: chiediamo copia della cartella sanitaria di Stefano Monti (è stato visitato da uno psicologo?). Il caso di Stefano Monti è la punta dell’iceberg di una istituzione totale disumana e degradante che, quantomeno dal 2004, ogni 6 mesi, a commento del rapporto semestrale della Ausl, chiediamo a gran voce che venga demolita; è ora di dire basta al chiacchiericcio del giorno dopo.
Il Ministro di Grazia e Giustizia deve presentare al parlamento le sue dimissioni; occorre una svolta a fronte di una istituzione carceraria che oggi troppo spesso è luogo in cui “marcire” o morire senza speranze di riabilitazione.
Bologna 21 giugno 2019
Vito Totire, psichiatra
circolo “Chico” Mendes Centro F. Lorusso