di Maurizio Portaluri
L’articolo Conflicts of interest; moving towards zero tolerance apparso il 19 novembre scorso sul British medical Journal discute il problema dei conflitti di interesse nel settore della salute, evidenziando l’influenza delle industrie di settori come il tabacco, il cibo e i farmaci, su professionisti della salute, accademici e sistemi sanitari. Gli autori, Chris van Tulleken, Nigel Rollins e Rebecca Coombes, sostengono che nonostante i progressi verso una maggiore trasparenza, molte misure adottate per ridurre i conflitti di interesse sono state inefficaci. L’articolo sottolinea come le industrie tendano a finanziare e influenzare le istituzioni che dovrebbero regolamentarle, creando così una situazione in cui gli interessi commerciali prevalgono sulla salute pubblica. Van Tulleken è un noto medico e ricercatore specializzato in pubblica, che ha lavorato su questioni legate all’alimentazione e alla salute; Rollins lavora per la OMS e nel campo della salute infantile e della nutrizione, e ha contribuito a varie iniziative globali per migliorare la salute della popolazione; Coombes è una giornalista e redattrice che si occupa di temi riguardanti la medicina, la salute pubblica e l’evidenza scientifica.
Si propone la necessità di un cambiamento culturale e sistemico, richiedendo che tutte le istituzioni coinvolte nella salute pubblica riconoscano e affrontino i danni causati dai conflitti di interesse. Inoltre, si suggerisce che i governi e le associazioni professionali debbano stabilire standard rigorosi per evitare tali conflitti e che le riviste mediche implementino politiche più severe in questo ambito. In conclusione, si richiama l’azione per ridurre l’influenza delle industrie dannose sulla salute pubblica.
I conflitti di interesse impattano sui costi della sanità e sulla correttezza delle cure, possono influenzare le decisioni riguardanti la salute pubblica e le politiche sanitarie, portando a bias che possono danneggiare la qualità e l’equità delle cure fornite ai pazienti.
Inoltre possono alterare le priorità di ricerca, influenzando quali domande vengono poste e quali risultati vengono riportati. Questo porta a una scarsa attenzione per le pratiche di cura che sarebbero più vantaggiose per la salute pubblica, ma che potrebbero non allinearsi con gli interessi delle industrie coinvolte. Il documento avverte che quando le istituzioni e gli esperti hanno legami finanziari con settori come il cibo, l’alcol e i farmaci, c’è un rischio significativo che questi interessi commerciali prendano il sopravvento sulla salute pubblica, contribuendo a costi sanitari più elevati e a un accesso iniquo a cure adeguate.
Inoltre, l’articolo fa riferimento al fatto che i costi economici derivanti dai danni alla salute causati da queste industrie superano di gran lunga i profitti generati da esse, evidenziando un’inefficiente allocazione delle risorse che potrebbe essere utilizzata per migliorare la salute pubblica. In sintesi, i conflitti di interesse non solo compromettono la qualità delle cure, ma possono anche contribuire a un aumento dei costi per il sistema sanitario nel suo complesso.
La legge italiana che disciplina i conflitti di interesse dei medici e i loro rapporti con l’industria biomedicale è la legge 8 maggio 2022 n. 56 ma la pagina Sanità Trasparente che doveva essere attivata sul sito del ministero della salute non è stata attivata sebbene dovesse esserlo dopo sei mesi dall’entrata in vigore della legge.
L’obbligo di pubblicità è a carico delle imprese produttrici. Esse devono comunicare le erogazioni, le convenzioni e gli accordi effettuati in favore di soggetti che operano nel settore della salute e delle organizzazioni sanitarie. Le convenzioni e le erogazioni in denaro, beni, servizi o altre utilità da un’impresa produttrice in favore di:
- Un soggetto che opera nel settore della salute quando il valore unitario è maggiore di 100 euro o il valore complessivo annuo è maggiore di 1.000 euro.
- Un’organizzazione sanitaria quando il valore unitario è maggiore di 1.000 euro o il valore complessivo annuo è maggiore di 2.500 euro.
Inoltre, gli accordi tra le imprese produttrici e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie che producono vantaggi diretti o indiretti sono anch’essi soggetti a pubblicità.
La legge prevede sanzioni per i medici che non rispettano gli obblighi di dichiarazione e trasparenza. Queste sanzioni possono includere: Multe per il mancato rispetto delle disposizioni e sospensione dall’esercizio della professione per violazioni gravi o ripetute
L’organismo di vigilanza sul rispetto della legge è l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha il compito di monitorare e verificare che i professionisti e le strutture sanitarie rispettino gli obblighi previsti dalla legge.
I pareri su questa legge sono controversi. Da un lato potrebbe rappresentare un passo significativo per contrastare i conflitti di interesse nel settore sanitario, in linea con le preoccupazioni espresse nell’articolo riguardo alla necessità di garantire cure imparziali e di tutelare la salute pubblica. Dall’altro, a più di due anni dalla pubblicazione della legge, ancora non è disponibile su internet il sito dove consultare i dati che il legislatore ha ritenuto che debbano essere resi noti al pubblico.
5 dicembre 2024