Poco prima di Natale abbiamo letto sui media che l’assessore regionale Giampedrone, forse per farci trascorrere serenamente le festività (non bastasse la pandemia) ha ipotizzato un possibile bel regalo per questo lembo di Liguria: l’ubicazione di un enorme impianto destinato al trattamento dei rifiuti proprio nelle aree ex Tirreno Power praticamente in mezzo al centro abitato. Da quanto abbiamo potuto comprendere, nel piano regionale si vorrebbe arrivare a una soluzione definita “Waste to chemical” con produzione di idrogeno o, in alternativa, ad un inceneritore di rifiuti di tipo tradizionale.
Il nostro augurio di buon anno è che gli amministratori regionali, Giampedrone e Toti in primis, assumano le proprie decisioni dopo aver considerato con attenzione le seguenti ineludibili circostanze che, evidentemente, sono finora loro sfuggite:
- Su questo territorio ha funzionato per decenni una grande centrale a carbone, sequestrata dalla magistratura per le conseguenze delle emissioni da essa prodotte sull’ambiente e sui cittadini – Dal 2019 è in corso il processo per DISASTRO AMBIENTALE E SANITARIO a carico di 26 tra funzionari e amministratori della azienda proprietaria della centrale;
- Dallo studio epidemiologico sull’area intorno a Vado condotto dal CNR (massimo organo di ricerca italiano), su incarico della stessa Regione Liguria attraverso il proprio Osservatorio, si è evidenziato che nei 12 comuni considerati, nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono stati riscontrati “eccessi di mortalità per tutte le cause (sia uomini che donne) del 49%”.
- Nello stesso piano rifiuti presentato dalla Regione vengono sottolineati i rischi connessi alla produzione di idrogeno: “Necessità di maggiori presidi di sicurezza (es. per produzione idrogeno)”;
- Il sito ipotizzato dall’assessore sorge in zona con intensa presenza di industrie a rischio incidente rilevante (ai sensi della legge Seveso);
- Su questo sito è tuttora attiva un grande centrale termoelettrica da ben 760 MW;
- Le comunità residenti sono ancora in attesa di chiarimenti circa i tempi e i modi della bonifica del sito dell’ex centrale a carbone, con particolare riguardo alle verifiche sull’inquinamento della falda.
Queste solo alcune evidenze di fatto che parlano della sofferenza di questo territorio, per cui è stato grande lo stupore per quella che noi consideriamo una proposta sorprendente, frutto di una valutazione gravemente affrettata: solo pensare di aggiungere ulteriori elementi di pressione su questo territorio e su questa comunità ci pare davvero ingiusto oltreché incomprensibile.
In questa situazione, degli amministratori pubblici assennati dovrebbero invece pretendere l’avvio dell’immediata bonifica del sito, nonché di una sorveglianza sanitaria per verificare la persistenza degli effetti sulla popolazione delle patologie (in primis, respiratorie e cardiache) evidenziate nello studio epidemiologico CNR.
In ogni caso queste aree potrebbero essere adibite ad attività non ulteriormente impattanti che assicurino un lavoro di qualità, e non certo essere destinate al trattamento di 200.000 tonnellate annue di rifiuti da tutta la Regione, in mezzo al centro abitato e nelle immediate vicinanze di località di grande pregio turistico e naturalistico.
L’augurio per questo inizio d’anno rivolto agli amministratori regionali è dunque quello di un serio e, riteniamo, doveroso ripensamento di questa assurda proposta.
L’auspicio alle associazioni, ai gruppi, ai singoli cittadini di questa parte del savonese è quello di continuare a vigilare uniti, con la forza e la fermezza già dimostrata nella lotta contro il carbone.
Per parte nostra, assicuriamo di voler procedere nella nostra attività di difesa della salute e dell’ambiente, come per il passato, con la massima determinazione e con tutti i mezzi legalmente consentiti in uno stato democratico.
Uniti per la Salute ODV